"Settantasette giorni di delusioni, fino all’implosione degli ultimi 20, 25 minuti di ieri: non un segno del destino, ma un segnale di debolezza - si legge su Tuttosport - . Contro i viola si è dilatato al dunque un gap innanzi tutto mentale e in parte pure di brillantezza atletica (d’altra parte la Fiorentina aveva in campo un solo titolare della semifinale di giovedì scorso a Basilea: Igor), che ha finito per inghiottire non solo il Toro, ma pure buona parte delle speranze granata di approdare in extremis in Europa. E comunque no, non crediamo che la legge dei grandi (ma anche piccoli) numeri sia venuta a galla per esclusiva colpa di un destino deformato. Al di là del valore differente degli avversari affrontati, il Torino quest’anno patisce più del normale l’esigenza di disporre e condurre le partite contro formazioni sulla carta più deboli ma particolarmente chiuse a riccio, oppure capaci di creare imbuti tattici perfetti e di coprire tutti gli spazi con precisi movimenti a fisarmonica mandati a memoria. In trasferta i granata giocano spesso e volentieri maggiormente di rimessa, trovano solitamente porzioni più libere di prato, anche psicologicamente affrontano evidentemente una pressione di partenza inferiore. E anche così quei limiti di qualità si possono mascherare meglio".
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