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Lys Gomis a TN Radio: “Tifo Toro sin da bambino. Cairo? Mi ha cambiato la vita”

Lys Gomis a TN Radio: “Tifo Toro sin da bambino. Cairo? Mi ha cambiato la vita” - immagine 1
TN Radio, ep. 220: una chiacchierata sul Toro con Lys Gomis. Aneddoti e racconti dell'ex portiere granata. Per l'intervista completa riguardate la puntata di TN Radio, link in fondo all'articolo
Davide Bonsignore

Nell'episodio 220, andato in onda martedì 25 marzo 2025, Lys Gomis ha dialogato con TN Radio a proposito della situazione del Toro. Non sono mancati aneddoti e racconti dei momenti vissuti in granata, il passato e il presente dall'ex portiere. Di seguito alcuni estratti dall'episodio, che potete riguardare in versione integrale dal link in fondo all'articolo.

Gomis: "Il Toro per me è famiglia"

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Buonasera Lys, ha un legame abbastanza profondo con il Torino. Cosa rappresenta il Toro per lei? "Per me il Toro è famiglia. Io sono anche tifoso del Toro sin da bambino, quindi ho realizzato il sogno di giocare nella squadra del mio cuore: è magico. Sono cresciuto lì, ho molte persone a cui voglio bene. Ho un legame particolare sia con la tifoseria che con l'ambiente. È qualcosa di magnifico per me il Toro, anche seguirlo ancora oggi, provo le stesse emozioni". 

Adesso anche dopo il ritiro, tuttora ha a che fare con il Toro... "Sì, anche mentre giocavo poche volte mi sono sganciato dal Toro. Sono sempre stato in prestito. Poi dopo il ritiro ho pensato di poter dare una mano nel settore giovanile, andando in giro a cercare giovani ragazzi da poter inserire. Quando vado a comunicare ai ragazzi cosa significa fare il settore giovanile del Toro, quando mi sentono parlare capiscono l'amore che ho verso il settore giovanile granata. L'uomo di oggi è stato formato allora, dalle persone che ho incontrato in quel periodo. Le nuove generazioni non sanno la storia che c'è dietro la maglia granata, non sanno quanto la tifoseria e l'ambiente Toro siano meravigliosi. Ed è un onore poterlo indossare. Poi anche ora che faccio prevenzione dalle dipendenze e su altri argomenti, il Toro mi ha sempre dato la possibilità di andare nel settore giovanile e fare conferenze dove spiego ai ragazzi come gli atteggiamenti possano incidere sull'arrivo. Perché molta gente guarda solo l'aspetto calcistico, ma per diventare calciatori bisogna guardare anche l'aspetto comportamentale. Le difficoltà che incontra un ragazzino nel settore giovanile non sono poche: ogni giorno sei sotto pressione per mantenere il tuo posto. Quindi immaginate un ragazzo di otto/nove anni che ogni settimana vede provini nel suo ruolo: è una pressione molto alta. Bisogna spiegarlo, sempre però rimanendo bambini. Perché il calcio è un divertimento".  

Gomis: "Vanja è fantastico"

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Qual è il suo pensiero su Milinkovic-Savic? "Innanzitutto saluto Mili, che è un bravissimo ragazzo. Sono convinto che abbia fatto un'evoluzione e abbia trovato una dimensione. La questione testa incide. Lui è stato soggetto a critiche pazzesche da più fonti e non ha mai comunicato niente. Ha abbassato la testa e ha lavorato. Questo ha fatto sì che si formasse ancora più forte. Lui le sue rivincite le sta prendendo senza parlare. Poi c'è da dire che in Serie A i calci piazzati sono dei veri tiri in porta. Da fuori si vede una traiettoria diversa, la lettura è più facile. Immaginate essere in uno stadio con 40 mila persone e vedere un pallone a 100 km/h. L'analisi va fatta da portiere, perché da tifoso non si comprende quanto sia diverso vedere le cose dal campo. Però comunque credo che quest'anno sia diventato fondamentale, portando punti a casa. Lui ha preso le critiche perché fa parte del suo lavoro. Ora chi le ha fatte se le deve rimangiare, stare lì e tifare Toro". 

Questa maturazione che ha avuto Vanja, viene dal lavoro con uno staff che è cambiato o è anche qualcosa che scatta dentro il singolo? "Io credo che sia frutto di un lavoro. È frutto del lavoro di Zinetti, di Sarno, del nuovo preparatore dei portieri. Questa è la costanza degli allenamenti dove l'hanno fatto crescere. Lui era in evoluzione, ora che è completa sta raccogliendo i risultati. Per quanto riguarda i rigori non è istinto, è studio. Prima di ogni partita si studiano i probabili rigoristi avversari. Poi sta alla bravura del portiere stare fermo, attendere e portare l'avversario a tirare dove era prestabilito. Lui è stato fantastico, per me è stato da 10 e lode quello che ha fatto in queste partite. Va riconosciuto. Questa è bravura sua e del preparatore dei portieri. Quando il portiere fa queste giocate significa che ha consapevolezza della propria forza. Quindi non va di istinto, diventa tutto razionale e psicologico". 

Gomis: "Ho realizzato il mio sogno"

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Tornando sul Toro, chi ricorda con più piacere dei tempi in granata? "Ho legato con tutti. In particolar modo con Sergiu Suciu, il mio migliore amico. Con lui ho fatto tutte le giovanili, è nato un rapporto oltre al calcio: è stato mio testimone di nozze, il mio migliore amico, uno dei migliori amici di Alfred (Gomis, ndr.). È un fratello per me. Poi sono rimasto molto legato, ahimé, ad Angelo, che poi è passato dall'altra parte. Non faccio cognomi per non prendere commenti ostili (ride, ndr.). Poi Padelli, anche se era un collega ed eravamo rivali, io tifavo per lui e lui per me. Io non giocavo ma ero felice. Infatti quell'anno creammo un gruppo fantastico, frutto degli anni di Serie B con Ventura. Eravamo amici più che compagni di squadra. Era fantastico, e poi abbiamo coronato la stagione qualificandoci in Europa League. Tutti possono dire che siamo andati per il Parma, ma eravamo nettamente superiori. Ce la siamo meritata sul campo". 

Tra gli allenatori che ha avuto al Toro, Ventura è quello con cui ha lavorato di più? "Sì, Ventura è quello che più ha creduto in me. Quando è arrivato mi ha detto di cambiare testa e che in Serie B sarei stato il secondo dietro a Coppola e Morello, ma che se mi fossi impegnato avrei fatto l'anno dopo il secondo a Gillet in Serie A. E così fu. Magari ho giocato poco, però comunque mi sono guadagnato la Nazionale del Senegal, che era già una Nazionale forte, con interpreti come Koulibaly e Sadio Manè. Ventura mi ha regalato il completo della mia torta sognata: giocare nella Nazionale del Senegal, esordire in Serie A con la squadra del mio cuore, vivere nella città che amo...il bambino dentro di me ha sognato una cosa e l'ha realizzata. Non ho rimpianti. Ho giocato nel Toro, che voglio di più?".

Da giocatore-tifoso, che apporto davano la curva e i tifosi? "Un apporto magico. Io ho fatto l'esordio a Bergamo contro l'Albinoleffe. Quando sono entrato in campo ho sentito la curva che mi cantava "Olè, Olè, Olè, Olè: Gomis, Gomis" e mi chiedevo se fossi veramente io. Tanto che era arrivato D'Ambrosio a dirmi di svegliarmi dal sogno. Io ero lì che guardavo la curva. Io che facevo il raccattapalle, andavo in curva al Delle Alpi, qualche anno dopo ero in campo con la curva che mi faceva il coro. E ci siamo qualificati per la Serie A. Sono ricordi che mi fanno venire la pelle d'oca solo a pensarci". 

Gomis: "A Cairo devo dire solo grazie"

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È rimasto in buoni rapporti anche con la società e con il presidente? "Io sono in buoni rapporti con il presidente. Per me sono famiglia. Non posso contestare Cairo né dire niente. Io sono ancora legato a tutti loro, anche a quelli vecchi, che sento tuttora. Sono molto legato a Benedetti per quello che ha fatto per me e la mia famiglia; a Comi, a cui voglio un bene che non potete neanche immaginare. Cairo a me e la mia famiglia ha cambiato la vita. Io ho preso stipendi alti al Toro, ho realizzato il sogno della mia vita. Posso solo dirgli grazie. Il mio Toro nelle giovanili posso definirlo con una sola parola: famiglia". 

Parlando di questo Toro, come lo vede? "Ha fatto una grande crescita. Lo guardo come il nostro del 2014 con Ventura. Vedo una squadra unita con l'allenatore, una squadra che spinge e rema nella stessa direzione: nel bene e nel male sono sempre gruppo. Poi a gennaio si è preso Elmas, un giocatore da vertice. Quindi è arrivato un segnale che non si vuole fare il compitino, si vuole dare qualcosa e giocarsela. In silenzio. A me piace che si lavora senza proclami. L'umiltà che ha Vanoli è un'umiltà da 10 e lode. Nessun proclamo né parole fuori posto. Quindi faccio tanti applausi per come stanno lavorando sia in società, a livello dirigenziale, sia come staff tecnico, ma soprattutto i calciatori, che stanno interpretando il ruolo e stanno facendo innamorare di nuovo del Toro. Perché il tifoso del Toro è un brontolone, ma ama follemente la sua maglia. Quando porti passione la ricambiano all'ennesima potenza. Per questo siamo speciali. Per questo bisogna fare colpi come Elmas, avere la costanza di rendimento come Milinkovic, trattenere giocatori come Ricci. Bisogna dare un segnale che il Torino vuole essere il Torino, non una squadra di Serie A, ma il Torino: una squadra con una storia particolare, con un passato filosofico, perché solo i poeti avrebbero potuto descrivere quello che è successo al Grande Torino. L'amore che hanno i tifosi per la propria maglia è qualcosa che non ho mai incontrato in vita mia. Magari sono di parte, però quando guardi la maglia granata ti batte dentro, è qualcosa di diverso, di immenso".

Per l’intervista completa, andate a guardare l’ultimo episodio di TN Radio!