La messa solenne alla Basilica di Superga ha visto protagonisti giocatori, staff tecnico e dirigenza. Presenti anche alcuni grandi del passato granata: da Paolo Pulici ad Angelo Cereser, da Zaccarelli a Claudio Sala. E poi non è voluto mancare nemmeno l'ex procuratore della Repubblica Gian Carlo Caselli, grande tifoso del Torino. In prima fila il sindaco di Torino Stefano Lo Russo. Don Riccardo Robella, cappellano granata, ha proclamato l'omelia. "Perché siamo qui oggi? - ha esordito - Per riscoprire il nostro passato. Dobbiamo ricostruire la storia anche famigliare perché li affondano le nostre radici. Ci sono i parenti perché rappresentano un legame forte con i nostri Eroi. Non basta però guardare solo al passato. Lo si fa solo se ci insegna a vivere il futuro. Tra passato e futuro la storia diventa grande. Voi camminate (rivolto ai giocatori), loro vi insegnano (rivolto ai parenti dei caduti). Questo succede nelle famiglie, ma anche nel Toro dove vengono tramandati i racconti orali. La nostra storia non è una leggenda, ma una tragedia. Non dimentichiamolo. Quei ragazzi andarono a fare una partita amichevole solo per fare botteghino, non una partita di Champions. Perdono pure contro il Benfica. La beffa è che gli invincibili hanno perso l'ultima partita. Forse anche per cavalleria... Ma che resti l'ultimo risultato una sconfitta è beffardo. Questo ci dice che i risultati non sono la prima cosa. Chi ricorda il Grande Torino non lo ricorda solo per le vittorie, ma perché in un momento tragico di Torino e del mondo quei ragazzi avevano portato il sorriso. Che oggi abbiamo smarrito un po'. Erano in un momento storico irripetibile. La storia del Toro andrà avanti con momenti anonimi ed esaltanti, ma quella è stata la cima. Juric mi ha fatto quasi piangere qualche giorno fa, ha detto: "Fate felici i tifosi". Sembra strano, ma tante persone magari il mattino dopo una vittoria vanno in ufficio felici. Tanti vedono anche in un dribbling un raggio di luce, perché lì ci vedono la bellezza. Abbiamo un bisogno enorme di bellezza. Ma per noi del Toro la bellezza è strana, è l'intensità".
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Don Robella, che ha fatto disporre tutti i bambini presenti di fianco all'altare, come da tradizione, ha poi proseguito: "Alla fine di una partita sarebbe bello che pensaste, cosa ci ho messo del mio? Ricordo 5-6 anni fa quando una squadra prima di voi, che lottava per l'Europa, è andata ad Empoli a prendere 4 gol. I ragazzi andarono sotto la curva a chiedere scusa, ma vennero accolti con l'applauso. Perché non importava il risultato, ma che avessero dato il cuore. Siamo orgogliosi di voi, dicevano loro i tifosi. Questa è la bellezza. Questo è quello di unico che abbiamo solo noi". La basilica è stata arricchita dai gonfaloni del museo del River Plate, di quello della Fiorentina, dell'Unione Club Granata, dell'associazione Ex calciatori granata, del Circolo soci del Torino e dell'associazione ToroMio, e inoltre da uno striscione dei tifosi del Genoa. Don Robella ha continuato: "Capitava che anche gli Invincibili battessero fiacca e li fischiavano. Ai tifosi importerà solo che voi abbiate dato tutto. Questo è quello che, poi, ci si chiede anche nella vita. L'importante è dare tutto. Se darete tutto, vi saranno perdonati anche gli errori. Nell'aver messo in ogni istante tutto è lì che si è creata la vera bellezza. E siccome abbiamo parlato prima del tempo, mi piace pensare che ieri il gol di Buongiorno sia partito da lontano: dal Filadelfia. C'è un aggancio con i "Balon Boys", andateveli a cercare. Quasi a ricordarci che quel passato lo possiamo riannodare sul futuro. E lo possiamo, anzi dobbiamo, nuovamente costruire". Da segnalare per completezza che le letture durante la celebrazioni sono state a cura di Nicoletta Perini, una delle nipoti di Ballarin, e di Angelo Cereser.
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