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Genova, antica città di mare, luogo che ha dato i natali a gente importante nella Storia con Colombo, nella musica, ad esempio, con Tenco e Fossati, nel calcio con due squadre scudettate e con giocatori e allenatori tra cui Giampiero Ventura, attuale allenatore granata. Uno sguardo al mare ma poi domenica la brezza marina spirerà sul campo di Marassi dove si affronteranno due nobili decadute, Genoa e Torino, una volta gemellate da fratellanza. Due squadre in corsa per risalire in classifica o per sprofondare in un tunnel senza fine. Se il Genoa è assalito dalla critica e dai tifosi rossoblù il Toro dal suo canto sta un po’ meglio. La tifoseria è ancora vicina ai giocatori, vuoi perché questo accenno di crisi è dovuto si a prestazioni ballerine ma che fanno da contraltare a partite giocate con impegno penalizzate da errate decisioni arbitrali. Ma la pentola bolle e prima che l’acqua fuoriesca il Torino deve necessariamente trovare la via per la vittoria. Un ritorno ai tre punti che manca da molto tempo e che restituirebbe in parte quella serenità, esistente nelle prime giornate, che si è persa per strada nelle ultime fasi di questa parte di campionato. Soprattutto eviterebbe l’innescarsi di una vera crisi che porterebbe poi alle polemiche e alle contestazioni che Giampiero Ventura con il campionato dello scorso anno è riuscito a cancellare.
Vincere contro il Genoa significherebbe anche, oltre a risalire la china in classifica, poter guardare con più tranquillità alle scelte di mercato invernale. E’ indubbio che la società ha l’obbligo di rinforzare una compagine che già a luglio mancava di completezza per un buon 20% . Ma nell’oggi si devono però aggiungere le “ciambelle non riuscite col buco”: Cerci che non è esplosivo e decisivo come si pensava, Sansone che non gioca e per i soldi spesi sta diventando un panchinaro di lusso, Meggiorini che è tutto fuorchè un attaccante capace di far gol, Sgrigna che si è rivelato non adatto alla serie A, Caceres oggetto misterioso, Vives un po’ deludente, Brighi, doveva dare quell’esperienza in più a centrocampo, si è fatto preferire dal’esordiente Basha, Bianchi che continua, non per sua colpa, a essere fuori luogo negli schemi di Ventura, Agostini che nessuno sa che faccia abbia in campo.
Agli innesti azzeccati di Gillet, Gazzi, Rodriguez e Santana fanno riscontro troppe delusioni del recente mercato estivo mentre poche sono le conferme positive dei ragazzi dello scorso anno. Il valore aggiunto che serviva per incamminarsi verso un campionato tranquillo si è quasi frantumato. Da più voci si parla di cessioni di Cerci e Sansone, di Bianchi e Sgrigna, di Caceres e Brighi. Se questo esempio fosse reale vorrebbe dire che su 6 giocatori possibili partenti ben 4 risulterebbero fallimenti del mercato estivo. Tra l’altro tre di questi dovevano essere tra i fiori all’occhiello della campagna acquisti.
Questo non vuol dire che il mercato estivo sia stato fallimentare, potenzialmente Cerci, Brighi e Sansone sono buoni giocatori ma se il loro rendimento ha disatteso le speranze non può essere solo colpa di chi ha dato loro fiducia portandoli al Toro. Occorre capire il perché un ragazzo come Cerci,che potrebbe rinascere a giocatore importante con la maglia granata, sia davvero così brutto parente di quello visto nell’ultima fase fiorentina o perché il Sansone ammirato a Sassuolo non sia riuscito a convincere un allenatore che crede nei giovani. Potrebbe essere che Ventura non lo volesse dall’inizio? E allora perché spendere 1, 6 milioni euro per prenderlo! Se fosse invece il contrario, allora perché non gioca mai?
Potremmo porci davvero mille domande sul Toro di oggi e sul suo organico senza trovare delle risposte logiche. Quesiti che devono portare solo ad una riflessione : il Toro deve fare un mercato di qualità, non si può pensare a Livaja quando si ha un ragazzo come Diop in organico, come sarebbe il colmo andare a prendere Pozzi, giocatore dai facili infortuni, scambiandolo con Sansone e perdere magari Bianchi per Livaja.
Gino Strippoli
(foto Dreosti)
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