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di Michele Ferrero
Sono un tifoso, non un giornalista. Al termine della partita di Siena, terza sconfitta consecutiva, ho fatto coriandoli degli appunti che avevo preso. Al diavolo...
di Michele Ferrero
Sono un tifoso, non un giornalista. Al termine della partita di Siena, terza sconfitta consecutiva, ho fatto coriandoli degli appunti che avevo preso. Al diavolol’approfondimento tecnico, mi girano troppo. E questo non perché non so perdere, è una vita che perdiamo, in materia noi granata siamo fin troppo esperti. E’ che sono stanco.
Un anno fa, dopo l’arrivo di Cairo e la bella promozione ai play-off, pensavo che finalmente il Toro potesse regalarci una tregua, farci vivere qualche meritato momento di serenità dopo le rovinose cadute patite sotto le ultime pessime dirigenze.
Da tempo ho avuto modo ricredermi. Cairo mi è simpatico, gli dico grazie per quel che ha fatto, ma se andiamo giù di nuovo non gliela perdono.
Non credo mai alle dichiarazioni della vigilia, chiunque le pronunci, quelle del tipo “andiamo a Siena per vincere”. Oltretutto ci tirano addosso una gran sfiga. Credo a quello che vedo sul campo.
Non sappiamo quale realmente fosse il piano di De Biasi a Siena: anche se ha messo Abbruscato, Muzzi, Rosina e Lazetic, ovvero 4 uomini con caratteristiche offensive, se poi l’atteggiamento della squadra è guardingo come nel primo tempo, è lecito pensare che avesse in mente di fare 0 a 0.
Va benissimo, ma poi lo devi fare.
A me non piace criticare gli allenatori: se siedono su una panchina di serie A o B è perché sono preparati più di qualunque altra categoria di addetti ai lavori. Contrariamente a quanto il tifoso può talvolta pensare, non è un mestiere alla portata di tutti.
Detto questo, la mia opinione è che coprirsi con un De Ascentis in più non sarebbe stato un disonore. Mentre inserire Stellone mi è parso un rischio: è sembrato un tentativo per cambiare marcia e tentare di vincere la partita, mentre quel pari era da tenere stretto.
Alla fine, come a Genova, perdiamo 1 a 0 creando pochissimo. Perché è questa la reale dimensione della squadra, se Rosina non è in vena di miracoli.
Sono stanco delle dichiarazioni di tutto l’ambiente, a partire dal presidente fino a noi tifosi, che dopo un paio di vittorie parliamo di Intertoto e Coppa Uefa. Ma stiamo scherzando? Non si tratta di evitare il pessimismo, ma di essere realisti. Solo Cairo può difendere il peggior attacco della serie A, perché l’ha messo insieme lui. Perfino De Biasi, ad agosto scorso quando si vide recapitare Oguro, disse che con questo organico la serie A non si poteva fare. E fu cacciato.
Adesso ha accettato di riprovarci, ed i punti dopo la “scossa” uniti ai disastri di Zaccheroni, gli hanno restituito la credibilità che aveva saputo meritarsi sul campo centrando la promozione.
Il problema è che questo Toro 06/07, chiunque lo guidi, ha dei limiti enormi. E’ una squadra costruita male. Manca velocità, manca dinamismo (in mezzo al campo va in sempre in onda lo stesso film Ardito contro tutti) manca quella concentrazione feroce nelle situazioni che contano. In difesa solo il trentanovenne Brevi è sempre con la testa sulla partita, gli altri a turno si distraggono.
E soprattutto manca una punta da almeno 12 gol, che quasi tutte le squadre hanno, comprese le peggiori.
Stellone non lo è mai stato. Motivi fisici? altro? cazzi suoi, ma purtroppo anche nostri. Abbruscato difficilmente lo diventerà. Di certo non lo è oggi.
Muzzi lo è stato ma parecchi anni fa.
Konan non vale Fantini.
E di Oguro non voglio parlare perché divento pazzo. Noi dobbiamo salvarci, non fare tournèe in Giappone.
Risultato: se Rosina non ne scarta 3 per volta non tiriamo mai in porta.
Tutto questo era ben noto dopo il girone d’andata, infatti l’errore madornale è stato nonprovvedere nel mercato di gennaio. Spendere qualche milione di euro era assolutamente necessario e probabilmente meno costoso che andare in B un’altra volta.
Va bene il prestito di Bovo, ma quando ho visto arrivare Coco e nessun altro ho capito che altri anni difficili ci aspettano.
Col cambio del mister ci siamo giocati la carta della scossa psicologica. Ed anche bene, perché la “restaurazione” ha prodotto 3 vittorie in rapida serie. Dilapidare il buon vantaggio accumulato perdendo 3 partite di seguito è stato un delitto: con la tranquillità conseguita era d’obbligo pareggiarne almeno 2. Ora siamo tornati quasi come prima, e ci servono ancora 8 punti.
Cosa penso io non conta, che noi tifosi non molliamo può essere d’aiuto, ma in campo ci vanno i giocatori. Al momento la dirigenza non ha modo di intervenire, il mister fa quello che può, soltanto più i giocatori ci possono salvare. Hanno ildovere di crederci. Andando oltre loro stessi, pescando ancora un paio di jolly: a Empoli, con il Milan, non importa dove e come.
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