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toro
Centinaia di persone hanno affollato la vetta del colle di Superga. Pioggia battente? Nessun problema, ad acqua+nebbia al 4 di Maggio siamo abituati, sembra dire la coda infinita che sale la strada che porta alla basilica. La quale è a sua volta gremita: tra i banchi vediamo Natalino Fossati, ma anche il giudice Caselli e l'assessore Sbriglio. Dietro di loro, attorno a loro, tantissimi tifosi, attenti, riflessivi, commossi, congiunti dei caduti come la vedova Maroso. E dietro l'altare, alle spalle del parroco Rabino, tutta la prima squadra del Torino Football Club, con la dirigenza (Ferri e Petrachi) ma senza il presidente, con i colleghi del settore giovanile ed una rappresentanza dei giocatori del vivaio (riconosciamo Franchino, Sese, Rozzio che regge lo stendardo).La squadra entra per ultima in chiesa, con in testa Colantuono. Léon ha una rosa in mano, e bacia la Madonna quando varca la soglia. Le letture sono affidate a Franco Ossola, Silvano Benedetti, fino all'omelia del cappellano granata, concisa e decisa, di cui diamo conto a parte. Quindi, tutti sul retro, davanti al muraglione su cui si schiantò l'aeroplano Fiat con un Meroni tra l'equipaggio, dove si fa faticosamente strada il portavoce di oggi: Bianchi, giovane centravanti che sulla fascia che porta al braccio in campo ha scritto “Sono capitano della mia anima”. Il ragazzone bergamasco, la cui voce tenue non pare mai adeguata alla sua stazza ed al suo temperamento, legge l'elenco che ogni tifoso conosce a memoria fin dalla più tenera età; quindi, don Aldo benedice la lapide, cadono gocce da occhi e cielo, la folla si scioglie, letteralmente e non.Per poi ricompattarsi, in realtà, proprio attorno ai propri beniamini: ci sono solo applausi e cori di sostegno per la squadra, per tutti ma in particolare per qualcuno, come Manolo Pestrin. Petrachi osannato come e più di un calciatore, Loria, Gasbarroni ed altri si fermano a fare fotografie con la gente, ma quando il pullman della squadra è carico e pronto per partire manca un solo nome all'appello: è Rolando, che non riesce a sottrarsi alla morsa d'amore che lo circonda, fisicamente. “Un capitano, c'è solo un capitano”, cantano intorno a lui. Lui, che se era già prima conscio di cosa voglia dire essere del Toro, da oggi non potrà mai dimenticarlo.(Foto Torino Fc)
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