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A Verona il Toro gioca e si salva

Gino Strippoli
Gino Strippoli Condirettore editoriale 

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Rispetto a pochi giorni fa contro il Genoa, il Toro a Verona contro il Chievo gioca e si salva con una giornata d’anticipo grazie ad un pareggio arrivato grazie ad un rigore realizzato da Alessio Cerci. Una partita che i ragazzi di Ventura avrebbero meritato di vincere ripensando solo alle 4–5 parate di Puggioni che più volte si è superato sui tiri di Cerci, Basha, Di Cesare, Brighi. Un pareggio che va stretto ai granata visto che, a parte i primi 10 minuti dove viaggiavano a marce ridotte e in stato confusionale,  per almeno 35 minuti del primo tempo e per 22 minuti del secondo hanno cercato con più voglia la vittoria,contro un Chievo che ha fatto davvero poco. Gillet a parte un paio di uscite alte e due parate facili da tiri centrali ha praticamente lasciato bianchi i suoi guantoni. Di altro colore sono invece quelli del portiere veronese che si è esibito più volte in interventi decisivi.

Per la seconda volta consecutiva Ventura si è affidato ad un modulo di copertura difensiva rinnegando il suo credo calcistico votato all’attacco, con due punte e due esterni alti. Il risultato si è visto, il Toro non ha perso con tre centrali e praticamente 5 giocatori sulla linea di centrocampo (Masiello e  Darmian a scalare) e due punte Cerci e Barreto. Non si è visto un bel gioco, visto che i granata non hanno mai praticato questo sistema per tutta la stagione e quindi non hanno nel loro dna tali ingranaggi, soprattutto perché questo Toro non ha gli interpreti giusti. Per giocare a tre a centrocampo manca un vero regista che sappia dare geometrie ma anche inventare assist per le punte. Ieri contro il Chievo Cerci doveva fare ‘il boia e l’impiccato’ ovvero andare a giocarsi la palla a centrocampo e inventare per se stesso e  per le avanzate degli altri compagni possibili servizi gol. Spesso Barreto si è cosi trovato isolato senza il sostegno di un compagno di reparto e praticamente il Toro ha giocato senza una vera linea  offensiva. Nonostante ciò c’è da timbrare la prestazione dei giocatori che hanno sopperito alla mancanza di abitudine per questo modulo con volontà e caparbietà nel cercare il gol vittoria. Poi dopo 77  minuti la partita ha preso la strada del pareggio con entrambe le squadre a giochicchiare ‘estivamente’. Diventa difficile improvvisare un modello di gioco e  portare i giocatori,abituati a giocare sugli esterni alti e da questi far nascere ‘azioni gol’ (non i gol) per tutta la stagione, a far gioco per linee verticali con qualche puntata di Darmian,  Basha  e Masiello sulle fasce. Le occasioni sono nate da azioni corali ma di certo non con un bel gioco.

Adesso si deve voltare pagina. La salvezza è arrivata in anticipo è l’ora di giocare su altri tavoli quelli del mercato per rinforzare la squadra e dare a mister Ventura giocatori di qualità se si vuol davvero costruire un Toro in grado di stabilizzarsi per la prossima stagione  nella parte sinistra della classifica. Riscattare Cerci, Barreto, Basha, Darmian e Glik sono obiettivi primari cosi come acquistare quei giocatori tenuti sin’ora sotto osservazione da Zavagno in Argentina senza dimenticare ciò che può arrivare dal mercato interno e europeo.

Le voci su una possibile partenza di Ventura potrebbero essere veritiere e verificarsi solo se la società granata non desse il via ad una vera campagna di rafforzamento qualitativo. Ventura non dimentichiamolo ha portato il Toro in serie A e lo ha confermato  nella massima serie  con una rosa fatta da 11 esordienti in A ( Ogbonna  aveva fatto solo 6 mesi in A), di cui tre in pianta stabile ( Darmian, Glik, Ogbonna), due che hanno giocato sovente (Basha e D’Ambrosio), uno (Stevanovic) che ha iniziato bene la stagione per poi perdersi malgrado le sue potenzialità, Di Cesare che ha fatto qualche apparizione poi Jonathas arrivato a gennaio e regalando qualche gol, mentre gli altri (Diop, Menga e Bakic) non hanno praticamente mai visto il campo eccetto i primi due per pochissimi minuti. Quando su un organico  di 25 giocatori il 50% è composto da esordienti la salvezza è un ottimo risultato, soprattutto se la stagione è stata condita anche dal bel gioco. Se poi ricordiamo che a inizio stagione e fino a gennaio gli esordienti erano molti di più nel Toro (Sgrigna, Migliorini, Sansone, Suciu, Verdi, Gomis) allora la stagione di Ventura può considerarsi positiva anche se non perfetta. Anche il mister avrà commesso errori, magari insistendo troppo per tutti i 90 minuti su un modulo a due centrocampisti troppo dispendioso di energie, senza mai cambiare in corso la linea di centrocampo rinforzandola con un innesto, ma non dobbiamo nemmeno dimenticare che a Ventura nel momento  cruciale della stagione è venuta a mancare una pedina fondamentale come  Brighi. Spiace solo che Diop, Bakic e Menga siano rimasti al palo per tutta la stagione, questo si che è un vero peccato

 

Gino Strippoli

(foto Dreosti)

   

 

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