Qualche giorno fa, in un’intervista sulle colonne di Toro News, il noto giornalista Aldo Grasso ha paragonato Tommaso Pobega a Giorgio Ferrini.Il paragone è sicuramente ardito e ai tifosi granata in ogni caso converrà non affezionarsi troppo al numero 4, poiché è solo in prestito dal Milan, ma se c’è un giocatore che può essere accostato al capitano dei capitani forse è proprio il centrocampista che a metà stagione è capocannoniere del Torino con 4 reti. Non tanto, e non solo, per le comuni radici triestine, ma per come Pobega sta dimostrando che per conquistare i tifosi del Torino servano, prima ancora che le doti tecniche, quelle caratteriali.
Le voci
Alle radici di Pobega: “Carattere unico: faticava al Milan in Primavera e poi…”
Giancarlo Palombita, uno dei migliori amici del numero 4 granata, ne racconta ascesa e aneddoti: “In Nazionale nei primi giorni era infastidito”
Ne abbiamo parlato con Giancarlo Palombita, personal trainer di Trieste che da Tommaso stesso è stato indicato come uno dei suoi migliori amici in un’intervista rilasciata qualche giorno fa. Palombita è un ex cestista professionista (ha giocato anche a Trieste, Scafati e Piacenza) ed è proprio per questo che ha destato in passato la curiosità di Tommaso. “Ci siamo conosciuti tramite suo fratello maggiore Sebastiano, anche lui gioca a basket – ci racconta Giancarlo -. Un giorno Seba lo portò a giocare a calcetto e a fine partita Tommaso, che a quel tempo giocava già nel Milan, mi avvicinò, dopo aver saputo che ero uno sportivo professionista. Mi raccontò che stava facendo fatica, perché in Primavera al Milan non lo facevano giocare. Io gli risposi di concentrarsi nel migliorare le sue lacune tecniche, perché il suo obiettivo non doveva essere quello di giocare titolare in Primavera, ma quello di arrivare in Serie A. Fin da subito tra noi è scoccata la scintilla dell’amicizia, quella vera”.
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Tommaso poi ha avuto un percorso di crescita graduale ma costante: Ternana, Pordenone, Spezia, Torino. Sta arrivando in alto, ma non dimentica le sue radici: “L’ho visto qualche giorno fa, è tornato a Trieste perché si è laureato Sebastiano – così Palombita -. Mi ha regalato una sua maglia del Toro. Onestamente nemmeno io, che gli voglio un gran bene, pensavo che sarebbe arrivato in Nazionale da perno di una squadra importante come il Torino”.
A Palombita, che fa il personal trainer, chiediamo se ad aiutare Pobega siano state le innegabili doti fisiche che vanta oggi: “Sì e no, nel senso che lui non nasce marcantonio. Quando lo conobbi era gracilino e non così alto. Poi ha avuto uno sviluppo importante dettato anche dalla sua passione per il lavoro. Pensate che nei primi giorni di ritiro in Nazionale era seccato perché lui arrivava da un weekend di stop per squalifica (in occasione di Spezia-Torino, ndr) e il resto della squadra faceva scarico perché tutti gli altri compagni avevano appena giocato. Allora Tommy mi ha chiamato per chiedermi qualche esercizio da fare”.
Tommaso la differenza con gli altri la scava grazie al suo carattere indomito, racconta Giancarlo: “Ha due palle così, non si butta mai giù e pensa sempre positivo. Avete presente lo stereotipo del calciatore-fighetta? Lui è l’esatto contrario! E a questo aggiunge un carattere educato e rispettoso, merito della famiglia che ha alle spalle”. Non si stenta a credere alle parole di Palombita, Pobega ha ormai conquistato tutti. E a prescindere da quello che sarà il futuro, ne siamo sicuri: lascerà un buon ricordo di sé a Torino.
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