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di Andrea Ferrini
È arrivato Ventura, il nono allenatore dell’era Cairo. Siamo pronti per ripartire, ancora una volta, con nuovi volti e una squadra da creare per il 50% a essere...
di Andrea Ferrini
È arrivato Ventura, il nono allenatore dell’era Cairo. Siamo pronti per ripartire, ancora una volta, con nuovi volti e una squadra da creare per il 50% a essere ottimisti.
Siamo pronti per ripartire ancora una volta con il calciomercato, dal quale ci si aspetta che arrivino giocatori in grado di far vivere, una volta tanto, una stagione da protagonisti. In positivo però. Un mercato che vorremmo vivere non tanto da big, quanto da società con le idee ben chiare, che quando c’è da mettere mano al portafoglio lo fa senza cercare di racimolare sconti o 3x2, ma punta dritto all’obbiettivo primario.
Siamo pronti, per meglio dire rassegnati, per ripartire con un Bianchi e molto probabilmente un Ogbonna in meno. Gli unici giocatori veramente adatti alla serie A hanno davanti a loro un futuro lontano da Torino.
Siamo pronti per ripartire con lo stesso ds e lo stesso presidente, inedito segno di continuità dopo i rumorosi chiacchiericci che si sono susseguiti durante gli ultimi mesi.
Ma siamo veramente pronti per ripartire?
Sono in molti ad aver odorato un’aria nuova attorno al Toro. Che non è un’aria nuova di rinnovamento e svolta, bensì un’aria senza colore che sparge un olezzo di rinuncia e rassegnazione. Entusiasmo ai minimi storici, pochissima voglia di combattere e impossibilità di pensare a un futuro migliore.
È strano associare questi pensieri al Torino e alla sua gente, da sempre esempio di calore e passionalità. Adesso anche quel popolo pare sentire il peso delle armi che per anni ha tenuto alte davanti a sé nonostante i violenti colpi ricevuti. Ora il gladiatorio cuore granata sembra quasi si sia seduto in un angolo per riprendere fiato e valutare la situazione.
La tifoseria pensa a una diserzione di massa per lanciare un segnale inequivocabile e civile a Cairo. Stadio vuoto, niente abbonamento a pay tv e contestazione perenne. Ora è il presidente che avrebbe il compito di tendere una mano a quel lottatore stanco che è il tifoso granata, dimostrando con i fatti (leggi: investimenti) che, se sarà ancora lui alla guida del Torino, il futuro potrebbe non essere così fosco come appare.
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