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di Edoardo Blandino
di Edoardo Blandino
Da strabuzzare gli occhi. Cose così non si vedevano da anni. Quante partite passate a soffrire, quante volte trascorse a sperare in un colpo di fortuna. Magari attendendo con ansia un rimpallo casuale, una papera del portiere o un azione personale di Rosina, ovviamente, nel mezzo di una manovra assolutamente scialba di idee, ricca di errori e spesso lenta e prevedibile. Ma ieri no. Ieri si è finalmente visto qualcosa che i tifosi attendevano da tanto tempo. Un 3-0 secco, che non ammette repliche, frutto di un lavoro con il mister, lungo quasi 50 giorni di preparazione, e di una campagna acquisti mirata e sensata. L’unica perplessità riguarda ancora la vera consistenza di questo Lecce, che non è sembrato irresistibile e ci ha messo molto del suo per complicarsi notevolmente la vita. Però il Torino ha dato un segnale forte. Già, perché la prima di campionato non è stata vinta banalmente. Gli uomini di De Biasi hanno dominato per molto tempo la partita, comportandosi con una maturità da grande squadra, colpendo quando necessario e controllando poi. Lasciando sfogare il Lecce e poi chiudendo definitivamente il match con la zuccata di Bianchi, servito da un tiro-cross di Rosina deviato dal portiere. Loro due, insieme ad Amoruso, erano gli osservati speciali di giornata. Quei tre lì davanti fanno paura per davvero – ora si può proprio dire caro Zanetti – e non solo per il potenziale che offrono. L’intesa è stata buona fin da subito. D'altronde l’ex centravanti del Man City e Nick Amoruso avevano giocato insieme già a Reggio, impressionando tutti. Stessa cosa vale per il numero 11 granata e Rosina. I rifinitori – questo, almeno per ora, il ruolo di entrambi – hanno duettato, spesso e volentieri, con grande profitto. L’anno scorso solamente il capitano granata tornava indietro a prendere palla ed era l’unico in grado di controllare la sfera, far salire la squadra e prendere fallo quando necessario. Oggi c’è anche Amoruso. Lo si è visto bene ieri: i compagni cercavano subito uno dei due e loro rispondevano presente. C’è, invece, da oliare ancora qualcosina, come è normale che sia, tra Rosina e Bianchi. Il centravanti si è reso pericoloso dai calci piazzati, dove non serve l’intesa con i compagni, mentre sulle azioni rapide mostrava ancora la necessità di migliorare i meccanismi con gli altri granata. Ora arriva subito la sosta, sotto con il lavoro.
Foto: M. Dreosti
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