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toro
di Edoardo BlandinoAmoruso e Bianchi sono la coppia del momento in casa granata. Essendo nuovi entrambi suscitano molto interesse ed il fatto che abbiano una buona confidenza con il gol accentua la fiducia che il pubblico ripone in loro. E pensare che i due attaccanti avrebbero potuto giocare di nuovo al fianco l’uno dell’altro con un colore diverso dal granata: quello biancoceleste della Lazio. “Merito” del piano strategico attuato ancora una volta dal Presidente Lotito. Il numero uno biancoceleste si erge come simbolo di integrità: un uomo che non torna mai sui suoi passi e non cede alla pressioni esterne, a rischio anche di rimetterci. E questo è esattamente ciò che spesso accade. La vicenda più celebre riguarda Sereni, ma diversi calciatori ed anche alcune società hanno percorso la stessa strada del portiere. Così i soldi che potevano essere investiti per Bianchi non furono mai spesi da Lotito. Ma se gli oltre 10 milioni chiesti dal Man City sono effettivamente una cifra importante, specialmente per uno attento ai bilanci come il presidente biancoceleste, di certo la richiesta intorno ai 3-4 milioni di euro per Amoruso non pareva esagerata. Una volta seduti uno di fronte all’altro Lazio e Reggina hanno iniziato a discutere il passaggio dell’attaccante. Come il gioco delle parti vuole, ognuno tirava acqua al proprio mulino: i calabresi cercavano di trarre il massimo profitto, mentre i laziali tentavano di abbassare il prezzo. C’era comunque la volontà di arrivare ad un accordo soddisfacente per entrambi. L’ottimismo delle parti era un buon segnale, o almeno, questo è quello che pensavano i giornali, che davano per imminente il passaggio del centravanti alla Lazio. Le parti ad un certo punto furono talmente vicine che le separava solo qualche centinaia di migliaia di euro. Tuttavia a Reggio Calabra non avevano fatto i conti con la politica finanziaria del nuovo corso dirigenziale laziale: i biancocelesti non si sforzarono mai realmente di andare incontro alle richieste della società di Foti, rimanendo quasi ancorati all’offerta iniziale. La trattativa si arenò bruscamente quando la Lazio decise di non potersi permettere (o di non voler pagare?) quella misera differenza. In quel momento entrò in scena il Toro che con rapido blitz convinse Reggina e giocatore, strappando la firma dell’attaccante. Chissà se il numero 11 si sia mai chiesto come avrebbe potuto essere la sua esperienza in biancoceleste. In ogni caso oggi pomeriggio Amoruso avrà l’opportunità di dimostrare alla dirigenza laziale di valere ben di più di quella misera differenza che i biancocelesti si sono rifiutati di pagare.
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