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Dopo aver analizzato la situazione degli stadi di proprietà per le società di Serie A e nello specifico quella del Torino, abbiamo raggiunto Antonio Cunazza, critico e storico dell'architettura sportiva, ed esperto di stadi. Ha fondato nel 2015 la rivista online Archistadia, oltre a essere autore per l'Ultimo Uomo.
Nei giorni scorsi abbiamo analizzato la situazione nel caso il Torino acquistasse il Grande Torino, sarebbe un investimento che potrebbe dare i suoi frutti?
Sono convinto di sì, in particolare sul medio-lungo periodo. Certo, l’Olimpico per com’è fatto non garantisce molto spazio di manovra per eventuali interventi di modifica e ristrutturazione, però diventerebbe un asset importante che porterebbe molti più ricavi nell’arco dell’anno e più libertà d’uso (anche nei confronti di sponsor e aziende). Inoltre non sarebbe probabilmente un investimento così oneroso, considerando il tipo di struttura e la valutazione pubblica fatta su impianti simili negli ultimi anni (penso al Ferraris di Genova e all’Atleti Azzurri di Bergamo). Ma sono anche d’accordo con quella che mi sembra la strategia attuale del presidente Cairo di intervenire prima sulle strutture d’allenamento del club (penso alla questione fondamentale del Robaldo), ricreando una situazione logisticamente funzionante a tutti i livelli, per poi passare alla questione stadio. Per ora, fra l’altro, c’è il contratto di affitto che permette di guadagnare tempo e programmare bene le decisioni sul fronte dello stadio, e sarebbe importante che, sul piano sportivo, il Torino iniziasse a infilare un meccanismo di continuità di risultati positivi. Penso a piazzamenti sempre nella top7 del campionato e qualificazioni europee più frequenti, che permettono di attirare sponsor maggiori e di ampliare la forza stessa della società. A quel punto l’acquisto dello stadio diventerebbe la mossa su cui fare il definitivo salto di qualità.
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L’Olimpico Grande Torino sarebbe vincolato dalle Belle arti, se dovesse fare un progetto sull’impianto, come opererebbe?
La presenza del vincolo, abbinata alla forma strutturale dello stadio, limita moltissimo la possibilità di modificare in modo veramente migliorativo l’impianto. L’ipotesi di interventi che stravolgano parte dell’edificio (es. Udine e Bergamo) non sono possibili proprio per via dell’esistenza del vincolo. Teniamo conto poi che la forma è abbastanza penalizzante, rispetto all’uso solo-calcistico che se ne vorrebbe fare (d’altronde lo stadio era stato pensato con caratteristiche multisportive, che avevano un senso con quel tipo di struttura). E all’interno di un ellisse, per quanto ci si provi, non si potrà mai incastrare un rettangolo senza cancellare qualcosa della forma precedente. Anche l’ipotesi di affossare il campo per guadagnare altro spazio utile nel primo anello, risulterebbe però nell’aumento della distanza dal terreno di gioco al secondo e terzo anello, quindi un peggioramento dell’angolo di visuale per il tifoso. Con un tipo di struttura simile, e i vincoli che ne limitano gli interventi, la coperta è corta e, se si guadagna qualcosa da una parte, lo si perde dall’altra. È evidente che lo stadio attuale sia già stato “spremuto”, per così dire, al massimo delle sue potenzialità con l’intervento del 2006: l’aggiunta del piccolo terzo anello, in sinergia con la struttura del tetto, ha permesso di avere uno stadio completamente coperto; e il primo anello è stato raddoppiato con l’aggiunta di una decina di file verso il campo. Ma oltre a questo sarebbe veramente difficile ricavare ancora qualcosa dalla struttura ovale dell’Olimpico.
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Esistono altre aree della città in cui poter edificare un nuovo stadio?
Sinceramente fatico a immaginare un’area che avrebbe davvero senso, all’interno del tessuto cittadino, dove sarebbe fondamentale rimanesse. Il Toro è espressione della città e, anche se si individuassero spazi utili (penso verso il confine ovest di Torino), diventerebbero zone troppo periferiche rispetto a ciò che serve al Toro. Senza dimenticare che l’Olimpico attualmente forma un rinnovato polo granata insieme al Filadelfia e, in pochi isolati, si è ricreata nuovamente la storica identità di quartiere che rappresenta il valore aggiunto per questo club e per i tifosi (e lo dico da diretto interessato, tifoso e abitante del quartiere!).
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