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Il brasiliano ha deluso; poco carattere e Ventura lo relega in panchina. Partirà a gennaio?
"Non è andata come ci aspettavamo. Non è andata come si aspettava. Paulo Vitor Barreto si è perso un'altra volta. Come ad Udine, il suo passato. Il feeling con Ventura non sembra essere più quello di un tempo, quello di Bari. Le lunghe attese e le sofferenze temprano l'anima, forgiano il carattere e la volontà. Infatti, alla prima apparizione dopo la squalifica del giudice sportivo, il brasiliano contro l'Inter era parso come uno dei più propositivi. Forse per scrollarsi di dosso un po' di timidezza, un po' di insicurezza accumulata nel lungo periodo di stop forzato, un po' di insicurezza. Dopo la sosta della nazionali, Ventura ritrovò il brasiliano e con lui, Alessandro Gazzi. Ma è sull'attaccante che si concentrarono tutte le aspettative. "Tornerà utile, vedrete", dicevano all'unisono i tifosi. Da allora, il brasiliano classe '82 ha conosciuto una preoccupante involuzione, che però ha origini più profonde. Da un lato, il dato più allarmante è quello del digiuno da gol, che si protrae dal 21 aprile scorso. Come se la troppa pressione in questi mesi gli avesse tarpato le ali, anche se i limiti tecnici sono conosciuti ai più. Nei 267 minuti che gli sono stati concessi finora, non ha mai dimostrato di potersi conquistare la fducia di Ventura. Raccogliendo la delusione della piazza. Dall'altro lato, comunque, la straordinaria affinità tra Cerci e Immobile, la loro esplosione - documentata anche da queste statistiche - ha annulato la concorrenza, tutta. Se Meggiorini riesce ogni tanto a trovare spazio per poter giocare, è altrettanto vero però che Barreto è totalmente scomparso dai radar, collezzionando cinque panchine di fila. Che potrebbero diventare sempre di più. La coppia d'oro del Toro non sembra accontentarsi di quanto già è stato fatto. Barreto ha sprecato le carte a sua disposizione, e la prospettiva di una sua vendita nel mercato di riparazione non è poi così astratta.
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