Minuto 12 del primo tempo. A Gomis sfugge una lunga rimessa laterale del Benfica, Moretti la tocca d'istinto e la palla carambola al centro dell'area. Lì vicino ci sono solo maglie lusitane, così Giuseppe Vives, capitano del Torino, prova in spaccata a salvare la situazione. Per una attimo sembra anche riuscirci, solo che la sfera da lui deviata si infila proprio nell'angolino della porta - quella granata, però: il Benfica è avanti, e il tabellino recita impietoso "12' Vives (aut.)".
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Benfica-Torino, Vives gagliardo e sfortunato. E l’emozione di alzare una coppa…
Al di là della sfortuna che ha accompagnato il capitano granata nell'azione sopra descritta, la partita racconta però un'altra storia. Una storia fatta di corsa, sacrificio e chiusure, che tengono il Torino in partita nonostante i compagni di reparto, Obi e Acquah, non sfornino grandi prestazioni. Come spesso accaduto nella scorsa stagione, quindi, è Vives a tenere in piedi la baracca con una partita gagliarda, sempre in bilico tra la fase di contenimento e quella offensiva. E forse non è nemmeno una coincidenza che la fase migliore del Benfica arrivi proprio dopo che il mediano di Afragola ha lasciato il campo al 15' della ripresa.
Al termine della lotteria dei rigori, poi, arriva anche una piccola grande soddisfazione: quella di alzare al cielo l'Eusebio Cup, il premio messo in palio dal Benfica ogni anno per ricordare il grande fuoriclasse portoghese. Certo, si parla di precampionato, il torneo si è composto di una sola partita e non c'è stata qualificazione, ma l'onore di sollevare un trofeo - soprattutto al termine di un match sentito come quello tra Benfica e granata, legato eternamente alla memoria del Grande Torino - non è mai indifferente, soprattutto in un periodo storico di magra per la bacheca del club di via dell'Arcivescovado. E Vives, in attesa di scogliere definitivamente il nodo-capitano, si gode la gioia del gesto massimo della vittoria, al Da Luz di Lisbona.
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