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Karlo Butic forse non sarà un predestinato, ma i gol - quelli sì - li ha sempre fatti. Per questo risultava così strano, agli occhi di chi lo aveva visto all'opera nella Primavera del Torino, vedere lo zero alla voce "gol realizzati" lo scorso anno, alla sua prima stagione nel professionismo. Un giocatore che a 19 anni dava la netta sensazione di essere pronto per il calcio delle prime squadre. Ma si sa: il calcio, come la vita, è fatto di scelte che condizionano il proprio cammino. Sta tutto nel cadere, rialzarsi, apprendere la lezione e riprovare. E così ha fatto anche Karlo: passato dall'apice dei 30 gol realizzati in Primavera, allo zero spaccato di Ternana e Arezzo; fino alla rinascita di Cesena (dove ha trovato un altro ex granata, Federico Giraudo: qui l'intervista al terzino sinistro). Il posto giusto per tornare a fare quello che da sempre gli riesce meglio: segnare e sorridere.
Buongiorno Karlo. Prima di parlare delle ottime cose che sta facendo a Cesena, facciamo un ripasso della sua storia. Chi è Karlo Butic?
"Sono un ragazzo che viene dalla Croazia, sono nato in paese che si chiama Zadar. Mia madre mi diceva sempre che già a due anni avevo sempre la palla tra i piedi, anche se ancora non sapevo camminare. La portavo sempre con me. Ho cominciato a giocare a calcio a sette anni nella squadra di un piccolo paese e, come tutti quelli della mia generazione, sono cresciuto con il mito di Messi e Ronaldo; ma se devo dire un giocatore a cui mi ispiro dico Dzeko. Dopo qualche anno mi sono trasferito proprio allo Zadar dove ho fatto tutto il settore giovanile e dove ho avuto, a 17 anni, la possibilità di giocare un anno in Serie B croata in cui ho fatto 7 gol. Da lì è cominciato tutto: mi ha notato l'Inter e poi è arrivato il Torino...".
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A proposito di Torino. Lei arriva al Toro nella stagione 2017/2018 e fa subito cose straordinarie: 30 gol segnati tra Campionato Primavera 1, Coppa Primavera e Torneo di Viareggio. Non male insomma.
"Il primo anno in Italia, all'Inter, sentivo di non aver espresso ancora tutte le mie potenzialità. Poi ho scelto il Torino che è stata una scelta molto importante per me perché da lì è cambiato tutto. Mister Coppitelli, che ringrazio, mi ha dato subito fiducia e sono riuscito a fare 30 gol. L'ambiente a Torino è fantastico: giocando al Filadelfia ti senti già un giocatore professionista. C'è un pubblico incredibile: non credevo che fosse possibile per una Primavera avere così tanti tifosi che ti vengono a vedere, che ti fermano per strada e ti danno quell'affetto che ti fa sentire un giocatore vero. Mi porto dietro ricordi bellissimi e spero di tornare un giorno...".
Poi arriva la Ternana: una scommessa, visto che la società era in bilico tra la Serie B e la Serie C in attesa della sentenza sportiva sul ripescaggio. Si pente di quella scelta?
"Ho scelto la Ternana proprio perché c'era la possibilità di giocare in Serie B ed io fino all'ultimo ho aspettato un'occasione dalla B perché mi sentivo pronto. Mi sono detto: nella peggiore delle ipotesi mi faccio un anno di Serie C ad alti livelli. Ma non è stato facile: era la prima volta che mi affacciavo al calcio dei grandi, c'erano già tanti attaccanti di categoria e quando sono arrivato non sapevo tante cose che con il tempo ho appreso e che non mi sono piaciute. Se dovessi scegliere con la mentalità che ho oggi non andrei mai alla Ternana. È stata una scelta sbagliata, ma è comunque stata un'esperienza che mi è servita per crescere tanto come uomo".
Strano vedere lo zero alla voce "gol segnati" affianco al nome Karlo Butic. Come se l'è spiegato? C'è così tanta differenza tra il calcio giovanile, seppur giocato ad alti livelli, ed il calcio professionistico?
"Un po' cambia sicuramente. Non tanto a livello tecnico, ma c'è più tattica e molta più attenzione in difesa. Si vede la differenza quando passi dalla Primavera alla Prima Squadra. Ma più che altro io nei primi sei mesi alla Ternana non ho avuto tante opportunità per esprimermi al meglio, per cui anche quello è stato decisivo per il fatto che io non sia riuscito a farmi valere".
Quest'anno va a Cesena e tornano i gol: sente che può essere la piazza giusta per sbocciare definitivamente come calciatore?
"Dal primo giorno che sono arrivato qua ho pensato: questa è la scelta che avrei dovuto fare un anno fa. A Cesena ti senti un giocatore vero: c'è una società seria, uno stadio bellissimo con diecimila tifosi che vengono a vederci ogni partita, un mister bravissimo che secondo me è l'unico in Serie C che vuole davvero giocare a calcio senza mai buttare via la palla. Poi anche i compagni: siamo un gruppo perfetto, con tanti ragazzi giovani. Abbiamo tutto per lavorare bene e per migliorare. Sono molto contento di aver fatto questa scelta".
Nelle prime 16 partite stagionali ha già fatto 7 gol (6 in campionato e 1 in Coppa). Che obiettivi si pone per questa stagione?
"Ho parlato di obiettivi anche con il mister Modesto e lui mi ha detto una cosa che mi è rimasta impressa: non devo mai avere un obiettivo in termini di gol, perché se lo raggiungo c'è il rischio che mi fermi. Invece io voglio segnare ogni partita ed è questo il mio obiettivo principale".
Pensa mai al Torino? Prima ha detto che un giorno le piacerebbe tornare...
"Al Torino ci penso sempre, sarebbe un sogno per me arrivare in Serie A e indossare di nuovo la maglia granata. C'è da lavorare, lavorare e lavorare ancora. Spero tra due o tre anni di poter competere a quei livelli e lavoro ogni giorno per raggiungere questo obiettivo".
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