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Cairo al Festival dello Sport: “Allenatori? Quando chiedono devono anche dare”

Cairo al Festival dello Sport: “Allenatori? Quando chiedono devono anche dare” - immagine 1
Seconda giornata dell'evento promosso dalla Gazzetta dello Sport. Tra i presenti di oggi anche il presidente del Torino Urbano Cairo
Enrico Penzo

Si è tenuta oggi la seconda giornata de "Il festival dello Sport", evento giunto quest'anno alla sesta edizione. Alle 14:00 presso il "Teatro Sociale" di Trento si è tenuta una conferenza interessante riguardante il mondo del calcio con Urbano Cairo, presidente Torino Fc, Paolo Scaroni, presidente AC Milan, Danilo Iervolino, presidente US Salernitana, Giovanni Carnevali, a.d. US Sassuolo, e Daniele De Rossi, leggenda del calcio
. In collegamento anche Gabriele Gravina, presidente FIGC, e Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A.

A seguire gli interventi di Cairo:

Visti i recentissimi accadimenti che stanno scuotendo il panorama calcistico italiano, è possibile introdurre nelle scuole calcio attività per prevenire dipendenze come la ludopatia?

"Certamente. È necessario introdurre attività di questo tipo proprio per prevenire che accadano situazioni simili alla recente. La formazione dei calciatori non avviene soltanto dal punto di vista tecnico e tattico, bensì prima di creare calciatori è necessario formare uomini dai sani principi, con valori corretti. È molto importante che le società aiutino a formare i ragazzi, ma ovviamente ad incidere maggiormente è l'ambiente e la famiglia in cui ogni giovane cresce."

Complimenti per i 18 anni di presidenza al Torino. Cos'è cambiato in questo tempo? È difficile in questi anni mantenere il bilancio positivo?

"Quando ho preso il Torino dopo il fallimento abbiamo dovuto affrontare un periodo difficile. Dopo quell'inizio abbiamo vissuto degli anni complessivamente positivi, anche dal punto di vista dei risultati sportivi. In quegli anni abbiamo unito discreti risultati a buoni successi economici. Poi si è voluto fare il passo in più e abbiamo perso lo scudetto del bilancio, anche a causa del Covid. Adesso stiamo riprendendo la giusta strada, anche se coniugare entrambe le cose non è mai semplice. Cos'è cambiato in questi anni? I valori sono molto cresciuti, c'è una tendenza all'aumento dei costi, anche in Premier, i costi seguono i ricavi. Ciò è dovuto in particolare agli agenti che sanno trattare e cercano di aumentare stipendi e valore dei giocatori, quindi è difficile cercare di mantenere il bilancio positivo. Come mi sento dopo questi 18 anni? Un po' stanchino, ma si va avanti."

Ha rinunciato ad una grande cessione durante il finale di calciomercato per Buongiorno, simbolo di questo Toro...

"Io e Buongiorno abbiamo parlato. Lui aveva dei dubbi e io gli ho detto che se fosse rimasto sarei stato felice e che c'era l'obiettivo di realizzare un grande campionato. Poi non siamo andati avanti a parlare perché per entrambi era meglio così."

Come dovrebbe essere il rapporto tra Presidente e allenatore?

"Sicuramente a volte possono nascere differenze di visione tra società e allenatore, però io ho sempre trovato una buona sintonia con i mister che ho avuto. Poi è evidente che ci sia sempre qualche discussione tra le parti, ma non necessariamente è una cosa negativa. La dialettica non è male, se un allenatore è esigente e spinge verso l'alto significa che ha grandi ambizioni e vuole fare passi avanti, poi ovviamente nel momento in cui chiedono devono anche essere capaci di dare."

Un obiettivo necessario per riformare il calcio italiano?

"Premiare le società di calcio che fanno giocare i giovani sicuramente sarebbe un obiettivo di breve periodo che potrebbe portare dei risultati interessanti. Questo potrebbe essere un progetto interessante da qui a fine anno."

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