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Urbano Cairo concede un'intervista di fine anno a La Stampa tracciando un bilancio di metà stagione: parla della situazione attuale del calcio in generale e del Torino, esprimendo il suo punto di vista su Juric e alcuni tra i giocatori attualmente più importanti della rosa granata come Belotti, Bremer e Pobega. Il Presidente granata parte dall'analisi della situazione economica del mondo del pallone: "Già prima del Covid qualcosa non andava, poi è stato, inevitabilmente, peggio. I costi delle società sono rimasti intatti, i ricavi si sono ridotti del 30 per cento".
Una crisi del calcio che coinvolge ovviamente anche il Torino: "Un tempo il mio Toro si aggiudicava lo scudetto del bilancio, così lo chiamavano. Ora, da tre esercizi, il bilancio ha perso lo scudetto ed io sono chiamato a ripianare le perdite. I ricavi diminuiscono per colpa degli stadi vuoti, per le minori sponsorizzazioni e in gran parte di un mercato meno dinamico: a noi capitava di cedere un giocatore a stagione e incassare venti, venticinque milioni per ricostruire. Per evitare l'implosione del sistema andrebbe favorito l’ingresso dei fondi, come accade in Spagna e come sta pensando la Francia. I giocatori? Hanno un ruolo che resta centrale. Pensate agli oltre cento calciatori in scadenza di contratto che chiedono sempre ingaggi maggiori e ti lasciano con niente in mano. Ci vorrebbe un indennizzo per le società che li hanno fatti crescere".
Su questo Torino pesa comunque il fattore stadio, costantemente con poco pubblico sugli spalti durante le gare: "Bisogna ritrovare l’abitudine a venire alle partite, ma al tifoso Juric va a genio. La contestazione l’ho sempre accettata e continuerò ad accettarla. Ma la trovo una conseguenza degli ultimi due anni: se la squadra fa risultati, il tifo pensa ad altro". Di questi tempi avere un asset di proprietà è fondamentale per un calcio sostenibile: "Per il Grande Torino sono pronto a parlare col Sindaco. E poi c’è il Robaldo: stiamo bonificando la zona e presto, molto presto diventerà il centro delle nostre giovanili. Coltivo anche la speranza di dar vita alla prima squadra femminile".
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