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Cairo-Berlusconi, nemici amatissimi

Federico Danesi

Nel 2005 sulla copertina di Capital campeggiava la faccia di Urbano Cairo con un titolo essenziale, quari profetico: ‘Come si diventa un piccolo Berlusconi’. Sono passati sette anni esatti (era il numero di inizio dicembre) e i...

Nel 2005 sulla copertina di Capital campeggiava la faccia di Urbano Cairo con un titolo essenziale, quari profetico: ‘Come si diventa un piccolo Berlusconi’. Sono passati sette anni esatti (era il numero di inizio dicembre) e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: quelli economici dicono che l’uomo di Masio nel suo lavoro si è realizzato, anche se per essere Berlusconi oltre ad un partito gli manca pure un network televisivo (ma ci sta lavorando).

PROGETTI DIVERSI - Quelli sportivi invece parlano da soli. Così ogni volta che la strada del Toro incrocia quella del Milan come succederà domenica viene facile il paragone, anche se sportivamente parlando stride. Perché in comune i due hanno il fatto di aver rilevato una società allo sbando, anche se quel Milan almeno non era fallito come invece è stato per Cairo. Forse non pensava di arricchirsi, il presidente alessandrino ma di certo vedeva un nuovo progetto vincente, come quelli ottenuti nella pubblicità e nell’editoria, da perfetto epigono di quello che tutti considerano per lui un maestro.

MANCA GALLIANI - Si è sempre vantato, assolutamente a ragione, di avere i conti a posto e gli stipendi pagati senza un giorno di ritardo che nel calcio d’oggi sembra virtù rara. Il prezzo però sta nei tre anni di B e in un progetto che ad oggi stenta ad apparire reale, ad avere un fondo di credibilità. Andando all’osso potremmo dire a costo di sembrare banali che gli manca un Galliani anche se non sarebbe la verità sino in fondo, ché a ragione o torto Cairo preferisce avere pieno potere anche sul Toro e difficilmente delega. E questo più d’ogni altro sembra motivo certo per cui sino ad oggi un plenipotenziario alla Lo Monaco in società non si è visto, forse non si vedrà mai.

OGBONNA E IL RESTO - Si sono incrociate, le strade di Toro e Milan, anche sul mercato, ma roba di poco conto. Mica come nell’estate di Lentini, quando Gianmauro Borsano per salvezza personale e un posto in parlamento sostanzialmente barattò il futuro del Toro. Ora la stessa storia, in questo caso solo sportiva (non risulta al momento Cairo miri alla Camera), si ripeterà con Ogbonna. Perché c’è un prezzo che sta bene pure a Galliani, tanto ai contanti si mischieranno prestiti e comproprietà alcune ancora da discutere come quella di Comi. Difficilmente succederà come l’estate scorsa, quando l’accordo per Mesbah era formale ma non divenne mai sostanziale. “Urbanetto deve tirare fuori la lira”, disse allora Galliani. Ecco, ora le parti si ribalteranno. O forse no.Federico Danesi

(foto M.Dreosti)