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La scelta del prefetto Enrico Laudanna di non far giocare allo stadio "Ceravolo" (nella foto) Catanzaro-Catania ha scatenato la reazione del Torino, doppiamente coinvolto nella vicenda. Prima di tutto, dal punto di vista sportivo,...
La scelta del prefetto Enrico Laudanna di non far giocare allo stadio "Ceravolo" (nella foto) Catanzaro-Catania ha scatenato la reazione del Torino, doppiamente coinvolto nella vicenda. Prima di tutto, dal punto di vista sportivo, come avversario dei siciliani nella corsa al secondo posto. In secondo luogo, come società che si trova ad affrontare una situazione del tutto simile a quella degli etnei, essendo la squadra di Gianni De Biasi in procinto di recarsi a Brescia, campo "caldo" per la poca simpatia tra le due tifosere. Se la gara tra i giallorossi e i siciliani deve essere considerata "a rischio per motivi di ordine pubblico" tanto da spostarla in altra sede, a maggior ragione il discorso vale per quella del "Rigamonti", poichè il Brescia, a differenza del Catanzaro già retrocesso, si sta giocando i playoff e dunque si può facilmente prevedere una partecipazione calorosa e massiccia del tifo locale. Inoltre, come successo al Catania, anche il Torino ha richiesto molti più biglietti rispetto al pacchetto messo a disposizione dalla società ospitante, almeno 4500 contro i 2100 concessi. Tuttavia, i metodi, l'approccio, diremmo lo "stile" con il quale Torino e Catania si sono poste di fronte alla questione è radicalmente diverso. Gli etnei hanno cominciato ad avanzare la richiesta di campo neutro ad inizio settimana, adducendo come motivazione "la rivalità tra le due tifoserie" e la richiesta di "10 mila tagliandi per seguire la squadra a Catanzaro, ovvero quasi la capienza del "Ceravolo"". Ora, l'osservazione sulla "rivalità" lascia molto perplessi: seguendo questa logica i derby, per esempio, dovrebbero giocarsi in una terza città. Al di là di questo, a noi risulta che il Catanzaro fosse disposto a concedere ben più dei 1200 biglietti a cui fa riferimento il Catania, venendo incontro alle esigenze dei rossoazzurri. Anche se così non fosse, la richiesta che supera la disponibilità non è un motivo accettabile per spostare una partita di campionato dalla sede designata: ci sono dei regolamenti, vanno rispettati. Ci sono delle leggi che attengono all'ordine pubblico e chi è pagato per farle rispettare, studiando le soluzioni più opportune. Si è deciso di percorrere una terza via pilatesca. Ne prendiamo atto. (Pare che la scelta del campo neutro, di competenza della Lega, sia orientata sullo stadio di Lecce. In alternativa, si era pensato a Cagliari o Bari, ma che importanza ha? Il Catania di fatto giocherà in casa).
Dicevamo della differenza di stile. Il Torino di Urbano Cairo, appena saputo che i biglietti a disposizione per Brescia erano esauriti, ha emesso un comunicato ufficiale nel quale s'invitavano i tifosi senza tagliando a restare a casa, rispettando le disposizioni della Federazione in materia e al contempo ringranziando per il sostegno i propri sostenitori. Una scelta dettata dal buon senso e dalla correttezza che contraddistingue la società granata. Alle polemiche di queste settimane partite da Catania, non si è voluto mai rispondere, mantenendo un apprezzabile self control. Ma c'è un limite a tutto: la decisione del campo neutro per Catanzaro-Catania non può passare come se niente fosse. Bene ha fatto il Torino ha rispondere con toni fermi e decisi. E' questione di rispetto: non solo per la società e la squadra, che si sta giocando un traguado importante e che al "Ceravolo" ci è andata, peraltro vincendo con grande sofferenza. Ma anche per le regole che devono valere per tutti: con la sua scelta il prefetto di Catanzaro crea un precedente pericoloso. "Non falsiamo il campionato" dice capitan Oscar Brevi. A qualcuno evidentemente gli scandali di questi giorni non hanno insegnato nulla. Ha proprio ragione De Biasi, "le persone si valutano per quello che sono dentro, al di là del sistema in cui sono inseriti".
Paolo Aghemo
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