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Caro Toro: andiamo a prenderci il Derby di Coppa Italia

Tommaso Freni
Le Torogiornate di Tommy / Diamo seguito ad una partita perfetta, con una prestazione altrettanto eccellente

Intera settimana dedicata al solo studio. Sono riuscito a ritagliarmi il tempo soltanto per andare ad applaudire, oltre che ammirarne tenacia e spirito granata, i nostri giovani, la nostra bella Primavera, uscita a testa alta dalla sua Champions.

Venerdì la mamma, che oramai si muove a fatica, è andata al parentone, pomeriggio dedicato ai colloqui docenti/genitori. E' tornata a casa che era stanca ed arrabbiata. Tutti hanno parlato benissimo di me, tranne il professore di ginnastica, il quale pretende che, uno che ama scrivere, che ha scelto di fare il liceo classico, sia un atleta nato, sappia saltare il cavallo, fare le parallele e fare la verticale. Io non ci riesco, non sono capace. Faccio fatica, ho paura... e rischio ogni volta di farmi male. Questo trimestre, se andrà bene, mi darà 3. Sostiene che io non ami lo sport. Non solo, sono convinto che lui pensi che io non mi sia mai interessato ad alcuno sport. Certo, io non sono un atleta nato, questo lo so... ma sostenere che io non ami lo sport, è una vera e propria eresia. Io amo tutto lo sport, non soltanto il calcio. Tifo Toro e spero, da grande, di poter scrivere soprattutto di Toro. Ma adoro quasi la totalità degli sport. Il fatto che mamma, papà... e madre natura, mi abbiano dato altri talenti, lasciandomi carente sotto il profilo atletico, non credo possa e debba compromettere il mio amore per esso.

Eppure il mio insegnante ci sta riuscendo, con il suo integralismo nel Dio Sport, quel Dio nel nome del quale lui riesce a mandare in ospedale alcuni suoi allievi (se non siamo capaci, se non abbiamo la preparazione atletica, se abbiamo paura, se siamo delle schiappe –ebbene sì- finiamo con il farci male!); sta riuscendo a fare odiare la materia che normalmente tutti gli studenti, quelli del liceo classico incluso, abitualmente amano, proprio perché di maggiore svago. Tre anni fa finii in ospedale perché caddi battendo (fortunatamente non in modo irreparabile) l'osso del collo. Otto mesi di terapie, il terrore di non riuscire più a fare alcune cose. Quest'anno, stessa musica, stesso copione. Sono già finito dal medico una volta (ho evitato l'ospedale per evitare la denuncia nei confronti della mia adorata scuola), occhi e intero viso con ecchimosi diffusa, per lo sforzo fatto nel fare la verticale. Ma posso vivere ogni mio venerdì nel terrore??? E posso, a causa di un insegnante sbagliato (mi perdoni la “licenza poetica”, se mai dovesse leggermi) rischiare di arrivare a detestare lo sport, solo perché non sono dotato, non sono in grado di esercitarlo?

Meno male che dopo il venerdì arriva il sabato. Torna greco, torna la mia amata filosofia. Tornano gli insegnanti veri, quelli che desiderano “formare” gli studenti, non terrorizzarli. Meglio un 4 o il piede rotto? Non amo i 4, credo in tanti anni di scuola di averne presi solo un paio, ma certo li ho preferiti all'ospedale.

Meno male che dopo il venerdì arriva il sabato. Che dopo greco e filosofia, mi regala il mio adorato, bramato, fantastico Toro.

La partita perfetta. Durante la quale dimentichi addirittura di aver avuto qualcuno, che solo il giorno prima, si impegnava per allontanarti in modo definitivo dallo sport.

Sì, la partita perfetta. La partita in cui si è visto il granatismo di un'intera popolazione. Quella sugli spalti, quella in campo, quella in panchina.

Vedere Belottino (noi lo chiamiamo così) segnare un gol maestoso, vederlo correre verso la panchina, vedere i suoi compagni far festa, vedere un Mister stranamente esuberante mimare le sue gesta, è stato commovente.

Il senso del “tutti”, tutti attorno al più piccolo che era in difficoltà, tutti che esplodono di immensa felicità, tutti abbracciati, tutti esultanti. Spalti impazziti, lo speaker inarrestabile, una festa collettiva talmente bella, che da sola, rendeva speciale la partita, comunque fosse finita.

A suggellare la magia di un gruppo ritrovato, rendendo la partita ancora più unica, il tributo in goal di colui che, in 5 silenziosi anni di Toro, di abnegazione e totale dedizione, continua a dare tutto: Vives, il nostro adorato Peppino. Un goal impossibile il suo, nel quale solo un giocatore speciale come lui avrebbe potuto credere di fare!

Applausi meritatissimi a tutti, nessuno escluso. Una partita emozionante, che, al di là della ritrovata buona classifica, dona fiducia in quello che chiamiamo Sport. Il gruppo, il premiare e credere nelle capacità di ognuno, il festeggiare insieme il successo del singolo, dopo averlo aiutato ed invogliato.

Se poi nel post partita, tutti noi, scopriamo che il gol del Gallo è stato ispirato da un perenne panchinaro che, anch'egli, ha preso a cuore le sorti del giovane ragazzo... allora la commozione raddoppia: è ufficiale, il Toro è tornato!!!

E ora, andiamo a prenderci il Derby in Coppa Italia!