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Domenica tutti a Bergamo, per affrontare l’Atalanta. Un squadra che, un po’ come il Torino, vede il tifo amico principalmente radicato nel territorio. D’altronde non è facile iniziare a tifare una squadra, se fin a quel momento non se n’è mai sentito parlare. Ecco, allora, che la Dea lancia un’iniziativa curiosa: ‘’Progetto Neonati Atalantini’’. Un modo senz’altro singolare di fomentare il concetto d’identità nerazzurra. Pensate, ogni neonato venuto al mondo negli ospedali di Bergamo e provincia, riceve in regalo una maglietta della squadra locale. IL PERCHÉ – Non c’è molto da spiegare in realtà. L’iniziativa nasce per sostenere e avviare le nuove generazioni verso l'amore e la passione incondizionati per i colori nerazzurri. D’altronde: ‘’Se sei bergamasco non puoi non amare l'Atalanta, la squadra della tua città’’. Dice il presidente Percassi, primo promotore di questa iniziativa, nata 13 luglio 2010. E IL TORO – Qui a Torino l’iniziativa non viene imitata. Forse perché non si dà credito al fatto che indossare una maglia granata da bambino, possa essere il primo passo per diventare in futuro un abbonato. O, forse, si preferisce lasciare l’iniziativa ai genitori e ai nonni delle future generazione. O meglio, si preferisce lasciare l’iniziativa ai suddetti portafogli. Torino è una grande città e grande è la sua provincia: inviare a casa di ciascun neonato una ’Minimaglietta’, potrebbe avere dei costi di spedizione considerevoli. L’INDOTTO ECONOMICO – Costi di spedizione considerevoli, dicevamo. Ma che verrebbero ammortizzati da un elevato indotto economico. Infatti il ‘’Progetto Neonati Atalantini’’ trova ogni anno il consenso di numerosi sponsori, i quali quasi fanno a gara per poter coprire con il proprio logo anche solo un centimetro delle varie magliette. D’altronde il consumatore va fidelizzato fin da subito. Ma non è tutto, perché con questa iniziativa la Dea, pian piano, inizia ad annoverare tra le sue fila diversi sostenitori internazionali. Infatti, le richieste di adesione sarebbero arrivate, oltre che da tutte le regioni italiane, anche dalla Cina, dal Canada, dall’Irlanda, dalla Francia e dall’Inghilterra. Ma non solo: Stati Uniti, Messico, Norvegia, Argentina, Brasile, Germania, Svezia; tutti pronti a sostenere l’iniziativa. In conclusione, dopo aver descritto tale progetto, la domanda è una sola: caro Torino, in certi casi, non sarebbe meglio imitare la concorrenza?
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