Trovare, nella storia recente del Toro, un giocatore più devastante della versione granata di Alessio Cerci è un'impresa ardua. E questo a prescindere da quale sia l'opinione sul suo addio, avvenuto negli ultimi giorni di una caldissima estate, quella del 2014: "Ce ne andiamo nel calcio che conta” aveva scritto polemicamente sua moglie su Instagram. Ma di lì in poi la carriera di Cerci è stata una discesa infinita, a dimostrazione che il talento, da solo, non basta. Dopo le fallimentari esperienze con Atletico Madrid e Milan, Cerci inizia a girare senza mai trovare il giusto approdo: Genoa, poi la retrocessione col Verona, l'esperienza in Turchia e infine la Serie B con la Salernitana e la Serie C con l'Arezzo, il punto più basso mai toccato. Fu addirittura messo fuori squadra ad aprile. Quella di Cerci è stata una carriera in ascesa, prima di essere compromessa da scelte sbagliate e un'imprevedibilità che soltanto Ventura ha saputo domare.
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