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La partita contro il Rijeka dovrebbe aver dato molte indicazioni a Giampiero Ventura sulla condizione fisica dei suoi ragazzi. L’impeto con cui hanno perseguito il pareggio può essere un motivo di soddisfazione. In serie A una neopromossa deve avere l’obbligo di non mollare mai, di giocare con la giusta umiltà a costo di essere squadra formichina, operaia, piuttosto che una cicala che canta una sola volta per poi sprofondare nelle sabbie mobili della zona retrocessione. Era un amichevole, quella con la squadra croata di Fiume, ma anche le amichevoli diventano importanti per testare chi ha giocato meno ma anche per oliare meglio i meccanismi che devono poi funzionare in campionato.
Se da una parte una squadra come il Toro deve avere l’umiltà operaia capace di sopportare la tecnica e l’esperienza di altre compagini ben più scafate e da molti anni presenti nella massima serie, dall’altra non deve dimenticare di poter tirare col suo arco delle frecce che ha nella sua faretra. Frecce che possono diventare velenose e decisive per arrivare presto ad una salvezza tranquilla. Uno di questi dardi è senza ombra di dubbio Alessio Cerci, prelevato dalla Fiorentina proprio per dare quella fantasia e imprevedibilità in più all’attacco granata. Il giocatore nell’uno contro uno è micidiale, il suo tocco di palla è vellutato e calibrato nei cross verso i compagni ma ad oggi il Toro ha visto solo un giocatore volenteroso ma molto spesso troppo solo e nascosto sulla sua fascia di competenza. Contro il Cagliari specie nel primo tempo Cerci è stato più volte trascurato dalle fasi di attacco granata mentre nei secondi 45 minuti si è un po’ assentato dal gioco, andando troppo a intermittenza.
E’ chiaro che da un calciatore come Alessio Cerci, che è “genio e sregolatezza”, non ci si può aspettare i novanta minuti di continuità, non è di certo un moto perpetuo della fascia ma ci si deve aspettare almeno una partecipazione più attiva alle azioni granata soprattutto senza palla. E’ vero che la condizione fisica non è ancora al massimo ma adesso il giocatore deve virare, al più presto e per il bene del Toro, con decisione verso giocate fantasiose che lui ha nel suo bagaglio tecnico, soprattutto facendosi vedere più spesso dai compagni. Questa è una stagione decisiva per questo genio granata. Cerci ha tutto per sfondare definitivamente nel calcio italiano e per dirla tutta è un giocatore che può ambire anche alla nazionale. Ma per raggiungere questo traguardo e diventare finalmente un giocatore importante e non rimanere solo un'eterna promessa deve dare alla squadra granata quel valore aggiunto in più che lui ha nelle gambe e nella testa. Il suo dribbling è ficcante per cui lo cerchi con più insistenza e con convinzione, magari entrando più spesso in area.
Cerci è uno di quei giocatori difficili da marcare se è sempre in movimento e se arriva palla al piede in progressione in area son dolori per ogni difesa. Per fermare un giocatore con le sue qualità lo si può solo buttare giù a vantaggio del Torino. Ma ci deve essere la giusta convinzione mescolata al genio che possiede e alla sregolatezza che ha fatto vedere spesso in passato in campo. E’ un giocatore da aspettare con sapienza e Cerci per primo sa che deve dare molto di più rispetto a quanto espresso sin’ora. Ma occorre anche dare un'accelerata al motore offensivo del Toro che ha in Bianchi, se servito a dovere, un ottimo finalizzatore. Ma non solo, il movimento di Cerci, ripeto anche senza palla, può aprire varchi centrali per le avanzate dei centrocampisti granata.
Ad oggi Stevanovic sta imparando sul campo, vista l’indisponibilità di Santana, cosa vuol dire stare in serie A ed è un vero peccato perché da si fosse alternato più spesso con Santana avrebbe sicuramente appreso e imparato più cose che sono frutto di classe e esperienza dell’argentino. Ad oggi la mancanza di un esterno esperto come Santana si sente eccome così come è innegabile capire che a questa squadra manchi una vera spalla di qualità per Bianchi e un vero faro a centrocampo capace di supportare in regia e nella fase difensiva Brighi piuttosto che Gazzi o ambedue in coppia. Contro il Palermo il Toro è atteso ad una prova di maturità sia dal punto di vista mentale che di gioco. Può essere la grande giornata di Cerci che potrebbe essere ‘agevolato ‘ dagli ampi spazi che i rosanero gli concederanno com’è spesso prassi nel gioco di Gasperini. Tutto ciò a patto che anche il ‘romano’ sappia entrare in campo con la convinzione di essere quel campione ‘genio e sregolatezza’ che tutti i tifosi granata sognano. Un Toro vincente non può che prescindere dal suo genio.
Gino Strippoli
(foto Dreosti)
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