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Un risultato con un sol gol di scarto non sempre rappresenta il dominio di una squadra. Questo è quanto è successo ieri allo stadio Olimpico nella vittoria del Torino contro l'Atalanta. I granata hanno espresso con bel gioco, aggressività e rapidi contropiedi, un dominio assoluto che ha rischiato di essere compromesso al 73’ per un rigore decretato dall’arbitro Bergonzi causato dall’uscita di Gillet sui piedi di Livaja. In questo caso la difesa granata presa in contropiede da un iniziativa di Denis ha lasciato troppo campo libero al giovane attaccante. Il portiere granata a tu per tu con l’attaccante toccherà, si , la palla ma facendo volare anche il giocatore. Un rigore che può esser dato, come no. Non sbaglierà comunque Denis nell'infilare l’unico tiro bergamasco verso la porta granata. Proprio “l’unico tiro” dell’ Atalanta, dal dischetto, sta a simboleggiare tutto il dominio granata per i 94 minuti di gioco. Il Toro è stato Toro infuriato, sempre aggressivo nell’attaccare gli spazi e propositivo nel cercare il gol sia attraverso le verticalizzazioni cercate da Vives, oggi nelle vesti di vero regista, sia per vie orizzontali e conseguenti aperture per i due esterni. Già, le due ali granata hanno fatto molto bene: se per Cerci , il “Magnifico”si è trattato di una prova super, di continuità , di qualità, di superiorità negli uno contro due e a volte tre ( il nostro è stato costantemente raddoppiato e triplicato in marcatura) e di piede caldissimo ( avrebbe meritato di andare in doppietta personale), per Stevanovic, rientrato dopo un’ assenza eterna dai campi di gioco, è stata la partita della rinascita. Il ragazzo non ha fatto grandi cose ma piccole cose concrete, come mantenere bene la posizione ( a sinistra, di certo non è la sua fascia), aiutare Masiello a contenere le incursioni di Gazzola, aiutare i due mediani , vincere, come già al 3’, dei tackle a centrocampo. Grazie ad una sua accelerazione all’8’ nasceva la prima vera azione granata con Vives che lanciava Cerci, l’ala non agganciava di un nulla. Ancora al 19' Steva tagliava in due il campo in bella progressione servendo Barreto, il brasiliano cercava di andare al tiro ma, ben chiuso dalla difesa nerazzurra, intelligentemente serviva Cerci che andava al tiro con potenza e precisione e solo un grande intervento di Consigli salvava la porta bergamasca. Cerci è stato davvero incontenibile e parole di Ventura: “ può essere ancor più devastante rispetto a ciò che ha fatto vedere oggi. E’ sulla strada giusta per fare grandi cose e questo lo so sia io che lui”. L’azione del vantaggio granata è stato l’esempio di quanto può essere incisivo “il Magnifico”. Su una bellissima ripartenza granata l’ala, ricevuto un lancio-assist da Barreto, parte in contropiede sulla destra per poi accentrarsi e sparare di precisione nell’angolino destro di Consigli. La rete si gonfia e lo stadio urla di gioia. Una rete cooperativa nata non solo dal duo Barreto - Cerci ma anche da un Bianchi al rientro dopo un mese in grande spolvero che nell’occasione si porta via un difensore. Al capitano granata è mancato solo il gonfiare la rete ma si è speso in tutto e per tutto per la squadra, sfiorando anche il gol due volte: al 27‘ con una bordata deviata con difficoltà da Consigli e al 49’ quando, dopo bello scambio con Barreto, praticamente da fermo spara una sassata bassa che sfiora il palo dell’estremo difensore nerazzurro parso in ritardo. Ma non sono solo i tiri in porta a fare la differenza. “Rolly” si è mosso bene per tutto il campo, duettando più che bene con il suo compagno di reparto, tenendo ben presente che era la prima partita che il capitano e il brasiliano giocavano insieme dall’ inizio. Si sa che l’intesa cresce giocando insieme quindi… Qualcuno, senza vederli giocare insieme, metteva in dubbio la coesistenza tra i due, mah! Stupendo lo scambio stretto tra i due al 14’ con Barreto che si ritrovava solo soletto davanti al portiere nerazzurro mandando poi alto. E che dire di un azione potente in tutto e tecnicamente perfetta di Bianchi,quando, da un rinvio alto di Gazzi , stoppava bene la sfera, la difendeva da due avversari in pressing li scartava ambedue con finezza e serviva a testa alta Cerci dall’altra parte del campo, con l’ala che andrà al tiro mettendo in difficoltà Consigli che si salvava in angolo. Ed ancora al 71’ il capitano regalava un assist di testa a Barreto che, sbilanciato, cannoneggiava prendendo la traversa. Questo è un Toro che viaggia in “uno per tutti e tutti per uno”. Le singolarità, sono espressione del calcio ed emergono, ma emerge ancor di più lo spirito compatto di squadra vera che sta crescendo partita dopo partita, sempre più matura. Tutti sanno cosa fare del pallone, nessuno lo butta via e tutti lo giocano. Nell’economia di gioco viene sempre prima il gruppo e poi i singoli. I singoli senza il gruppo non riuscirebbero a essere decisivi. Oggi Cerci lo è perché la squadra funziona bene, con meccanismi sempre più oliati in mentalità vincente. Una tesi quella del gruppo che ben si sposa con la vittoria odierna. Il Toro ha dominato la partita ma il rigore aveva messo in dubbio i tre punti, non certo la prestazione. Se non ci fosse stata squadra vera la partita sarebbe finita in parità invece chi è entrato al posto di Stevanovic (uscito tra gli applausi, è sicuramente un giocatore che sta uscendo dalla crisi), di Bianchi e di Barreto ha fatto bene. Birsa, Jonathas e Meggiorini, hanno giocato con il piglio giusto e pazienza se il giovane brasiliano al 91’ non ha centrato il 3 a 1 dopo un servizio al bacio, di esterno, di Cerci il “Magnifico”. Birsa invece si è fatto trovare all’87’ al posto giusto nel momento giusto, anticipando il difensore, per gonfiare la rete della vittoria. Il terzo gol non è arrivato nemmeno al 92’ con Cerci che ha impegnato seriamente Consigli, ancora una volta bravo a respingere le saette dell’Alessio. Il Toro ha macinato gioco per 94 minuti , ha ritrovato un Bianchi tuttofare , ha visto Darmian giocare una partita perfetta, suo l’assist per Birsa, ha rivisto Stevanovic battagliero e con la voglia di ritrovarsi, ha trovato in Vives una buona regia, ha recuperato Ogbonna, sebbene abbia commesso qualche errore ma è normale dopo 4 mesi di non gioco. Cinque giocatori che mancavano a tempo pieno da mesi. Questo vuol dire l’importanza del gruppo, mai far sentire la mancanza di chi è assente. Oggi mancavano D’Ambrosio e Santana eppure chi ha preso il loro posto si è battuto bene e non li ha fatti rimpiangere. Gino Strippoli (Foto M.Dreosti)
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