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Cereser: “Il Toro è stato presuntuoso. Fila? Aperto sempre per ricompattarsi”

Andrea Calderoni

Esclusiva TN / Lo storico difensore centrale granata analizza la situazione del Torino in un momento molto complicato a poche ore dalla trasferta di Brescia

“Il Toro ha peccato di presunzione”. In una frase racchiude i mali granata degli ultimi mesi Angelo Cereser, uno che il Toro lo ha nelle vene.  Classe 1944, ha vestito per una vita la maglia granata, vivendo da protagonista nel cuore della difesa radiosi anni della storia del Torino. Dieci stagioni in Serie A con il granata addosso, dal 1965/1966 al 1974/1975. Grandi guide tecniche sulla sua strada, da Nereo Rocco ad Edmondo Fabbri, passando per Gustavo Giagnoni, tutti nomi che fanno venire il brivido a chi ama il Torino e più in generale il calcio. Ecco l'intervista rilasciata a Toro News.

Buongiorno Angelo, il Torino non vince dal 26 settembre e sta vivendo la peggior crisi di risultati della gestione Walter Mazzarri. Si è fatto un’idea sul perché delle gravi difficoltà dei granata?

“È francamente difficile analizzare la situazione del Toro dall’esterno. Non vivo lo spogliatoio e la società, ma criticamente ho cercato di farmi un’idea su quanto sta accadendo”.

Bene. Quindi, da dove partiamo nell’analisi?

“Sicuramente la preparazione anticipata sta influendo in maniera negativa sulla squadra, ma sarebbe sbagliato individuare questa come l’unica causa degli affanni del Torino”.

L’altro aspetto che non la convince qual è?

“Società, staff tecnico e spogliatoio, a mio modo di vedere, pensavano che andare in Europa potesse essere più facile del previsto. Hanno parlato un po’ troppo e l’hanno fatto con largo anticipo. Nel calcio bisogna conquistarsi le cose sul campo, le chiacchere non bastano”.

Per questo, secondo lei, il Toro ha smarrito la retta via?

“Sì, penso che la squadra non abbia più un minimo comune denominatore. Lo deve ritrovare, velocemente”.

Come fare?

“Serve il carattere di tutti, quello, per intenderci, che si è visto nel derby. Ma occhio, però, perché non basta giocare con il giusto carattere soltanto la partita con la Juventus. Se non si ripeterà la stessa prestazione nelle prossime settimane, il derby rimarrà un alibi e la stagione del Torino sarà ancora più complicata di quanto non lo sia al momento. Mi auguro sinceramente per il bene del Toro che realmente il gruppo si sia ricompattato e sia pronto ad affrontare le prossime sfide unito per risollevarsi da una situazione intricata, in cui stanno aumentando i malumori nell’ambiente”.

A tal proposito, in tanti vorrebbero l’esonero di Mazzarri e la vendita della società da parte di Urbano Cairo. È concorde con chi sostiene tali opinioni?

“Tutte le opinioni sono giustificabili, ma bisognerebbe ragionare maggiormente all’inglese. Si dovrebbe essere sportivi e solidali nei confronti della propria squadra del cuore nei momenti belli, ma anche in quelli difficili. La reazione del Toro passerà necessariamente dalla compattezza dello spogliatoio, della società e dei tifosi. È giusto lamentarsi se le cose non vanno, ma al primo posto si deve sempre mettere il Toro”.

Il Toro in testa a tutto. In tanti sostengono che, invece, il Toro non sia il primo pensiero di Cairo. È d’accordo?

“Penso che la società stia provando a fare le cose nel migliore dei modi, ma nello stesso tempo mi sembra che stia commettendo degli errori. E non parlo del fattore economico. Cairo, soprattutto quest’anno, ad esempio, non può essere rimproverato per aver speso poco. Credo, però, che potessero essere investiti con maggior oculatezza”.

Si spieghi meglio?

“Mi soffermo su Simone Verdi. È stato acquistato perché è stato individuato come l’elemento ideale per potenziare la rosa del Toro. In realtà, non sono stati tenuti in considerazione diversi aspetti. In primo luogo il ragazzo non giocava con costanza da parecchio tempo e quindi il suo impatto non può essere immediato. Poi, da lui tutto il mondo Toro si attende che non sia uno dei tanti. Purtroppo, nella squadra di oggi vedo troppi tanti e pochi uno e la cosa è grave, perché i numeri uno emergono nei momenti di crisi, come questo. Non necessariamente sono i più bravi tecnicamente, ma sono quelli più forti mentalmente e strategicamente. Spero che con il tempo Verdi possa veramente dimostrarsi un numero uno, non soltanto per giocate, ma anche per carattere e tenacia”.

Un altro errore degli ultimi mesi è stato tenere chiuso i cancelli del Filadelfia?

“Fa male vedere il Filadelfia chiuso ai tifosi, quindi meno male che lunedì dopo 121 giorni i cancelli sono stati riaperti. Però, lancio un monito a chi di dovere”.

Quale?

“Attenzione a non aprire il Filadelfia soltanto perché il Torino è in difficoltà. La casa granata deve rimanere fruibile, sempre. È un luogo in cui ci si può e ci si deve confrontare in ogni momento. È il nostro stadio, il nostro ufficio e ora anche l’ambiente in cui poter far pace con se stessi senza più esagerare in dichiarazioni e in pensieri mirabolanti. Il Filadelfia per ricompattarsi e ripartire per il bene del Toro”.