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Che tutto cambi, perché nulla cambi…

Redazione Toro News

Avevamo apprezzato in Lerda, mercoledì, i primi segnali che indicavano la voglia di cambiare. E ieri, il mister è andato oltre: non solo uomini, ma anche schema nuovo. La novità, espressa in numeri: si...

Avevamo apprezzato in Lerda, mercoledì, i primi segnali che indicavano la voglia di cambiare. E ieri, il mister è andato oltre: non solo uomini, ma anche schema nuovo. La novità, espressa in numeri: si passa dal 4-2-3-1 al 3-4-2-1 (o più semplicemente 3-4-3). La novità, espressa in grado di maggior equilibrio raggiunto: sotto zero (e il “maggior equilibrio” era proprio l'obiettivo tecnico che ci si prefiggeva). Quanto visto ieri all'”Ardenza” ci sembra proprio una riedizione del motto gattopardesco che abbiamo preso a prestito come titolo; perché non ha senso, non ha un fine, mutare un semplice modulo se si passa da uno che ha il difetto di essere palesemente sbilanciato, ad un altro che se possibile lo è ancora di più. Il cambiamento deve andare in una direzione; ossia, quella opposta rispetto a quella presa, ieri, da Lerda.E non è vero che i risultati danno sempre torto o ragione, e che dunque oggi si può affermare che quanto sperimentato dal tecnico a Livorno risulti sbagliato per il semplice fatto che la squadra ha perso; no, già le scelte sulla carta avevano dato nel prepartita inequivocabilmente, agli osservatori ed ai tifosi, la quasi certezza di andare incontro ad un peggioramento della situazione, ad un'occasione perché i difetti manifesti della squadra venissero ancor più accentuati. Si poteva immaginare tutto questo subito prima del fischio del signor Calvarese, senza presunzione alcuna ma con una base minima di nozioni pallonare unite ad una elasticità mentale che porta a vedere gli errori laddove l'intransigente non vuole guardare.Non ci spingiamo certo a suggerire ad un allenatore qual é lo schema giusto che deve adottare, né quali sono i giocatori che deve far giocare piuttosto che tenere fuori; rimarchiamo però come riescano a tenere facilmente a freno il Toro compagini che francamente fanno poco per vincere, non certo partite memorabili, eppur ci riescono con allarmante frequenza (una volta sì e una no, in media: il numero delle sconfitte). Ieri qualcuno ha messo in giro la voce che in società si stia già pensando ad un cambio tecnico: che Cairo abbia dichiarato di volere la continuità non è una garanzia, visti i repentini cambi di rotta cui il presidente ha abituato la piazza, ma ad oggi questa non è un'opzione prevista. Piuttosto, forse ognuno potrebbe riflettere sui propri, di errori; perché -per fare un esempio- la bocciatura secca di Filipe ieri non sarà suonata bene ad un Petrachi che pure ne aveva parlato come di “un giocatore fortissimo”. Né, ancora più su, si potranno accampare troppe pretese a fronte di un investimento estivo pari a zero. Perché se l'esame di coscienza deve farselo l'allenatore, e siamo sicuri che il cuneese che siede sulla panchina del Toro passerà la domenica ed i giorni successivi a spremersi le meningi per fare al meglio il proprio lavoro, questo tocca pure ai giocatori che vanno in campo ma anche, e soprattutto, a chi questa squadra ha costruito o avallato; e infine all'ambiente tutto. Ambiente che dovrà tentare comunque, anche se oggi è davvero difficile, di non perdere tutta la fiducia che allenatore e dirigenti si erano rapidamente ma convintamente conquistati: é un patrimonio da recuperare.

(foto M.Dreosti)