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di Alessandro Salvatico
L'unica cosa possibile da fare, per non cadere in un nero pessimismo che non ci è consono, è guardare oltre.
Se ci...
"di Alessandro Salvatico
"L'unica cosa possibile da fare, per non cadere in un nero pessimismo che non ci è consono, è guardare oltre.Se ci limitiamo alla partita che si è giocata ieri e a tutto ciò che vi è connesso -classifica, avversarie, gioco (?)- allora rischiamo di avvolgerci su noi stessi, attorno ad un pensiero che è un punto morto, inevitabilmente improduttivo. Improduttivo come le mille voci che in questa settimana si rincorreranno alla ricerca dell'identità del messia che ci verrà a salvare (dopo il calciomercato, però, a scanso di ogni eventuale colpa), e dal quale la nostra testata si è sempre tenuta lontana per scelta, non certo per mancanza di informazioni (sirene, musicisti, politica, elementi più o meno noti).
"Perché se ci limitiamo, si diceva, a pensare al penultimo posto quando di giornate ne mancano sì 15 ma non più, per dire, 25, l'orizzonte è cupo. Se volgiamo lo sguardo alla prossima avversaria, reduce da 4 sconfitte consecutive di cui quella di ieri decisamente ingiusta e foriera di rabbia, e ciononostante capace di strapazzare, nell'ultimo periodo, solo ed unicamente il Torino (in Coppa Italia), la trasferta contro la Lazio appare segnata. Se osserviamo i tre match-ball contro altrettante pretendenti alla salvezza, tre squadre che dispongono di un organico di livello bassissimo e comunque decisamente inferiore a quello granata, e pensiamo a come li abbiamo gestiti, concludiamo che non c'è soluzione. Se torniamo con la mente al match di andata tra Chievo e Torino, quando fu accolto con scontentezza manifesta il pari in trasferta, diciamo "avessimo saputo!...". Se ci concentriamo, infine, sulla partita di ieri, cade ogni speranza.
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