- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
toro
Quanto deve essere frustrante, essere Rolando Bianchi al “Garilli”. Peggio che per lui, probabilmente, solo per chi era sugli spalti; quelli che, per vivere quei 90 minuti di bruttezza, pagano anziché essere...
Quanto deve essere frustrante, essere Rolando Bianchi al “Garilli”. Peggio che per lui, probabilmente, solo per chi era sugli spalti; quelli che, per vivere quei 90 minuti di bruttezza, pagano anziché essere pagati. Ma a parte questo (non trascurabile) dettaglio, non abbiamo provato nessuna invidia per la stella dell'albero di Natale granata. Così viene chiamato, in gergo calcistico, lo schema provato ieri da Stefano Colantuono. E in effetti, la maggior parte degli elementi che lo formavano erano ieri puramente decorativi, proprio come sull'abete delle festività; chiedere per informazioni alla “stella”, chiedergli quante palline ha ricevuto in dono. “Non molte”, dice lui, che è buono di carattere non solo a Natale ma tutti i giorni dell'anno; “zero”, dice chi ha semplicemente visto la partita.Quanto deve essere frustrante correre, sbattersi, scattare su lanci di Zoboli, che non è regista di mestiere, e del costruttore di gioco non ha purtroppo neppure i piedi, ma che -e questo è indicativo- ci prova più di tutti gli altri centrocampisti messi insieme (suo, per la cronaca, anche il primo tiro in porta della gara, anche se “tiro” è una parola grossa). Frustrante sapere che hai nel dna più o meno un gol ogni due-tre palle giocabili, e pensare che oggi, forse, se tu avessi giocato nel Piacenza probabilmente ne avresti messe dentro un paio. Invece, tra questi "All Blacks" che in comune con gli originali hanno solo il colore della casacca, provi anche a partire dal centrocampo, ma non serve; per il Toro di Piacenza, è all black, tutto nero.Abbiamo sempre sostenuto che la ricerca ossessiva di un colpevole, di un giocatore piuttosto che di un dirigente o una divinità verso cui puntare un dito, sia deleterio oltre che inutile, laddove le cause del male non vanno ricercate in una sola figura. Ma in società devono capire cosa c'è che non funziona. Colantuono stesso, deve farlo; ieri, prima di lasciare la sala stampa dello stadio di Piacenza con un sorriso teso, ha ammesso che il rischiare la panchina “fa parte del gioco”, e che lui stesso dovrà “valutare ogni soluzione possibile, per il bene del Toro”. Purtroppo per lui, anche Cairo potrebbe farlo.
(foto M.Dreosti)
© RIPRODUZIONE RISERVATA