Domenica prossima il Torino si troverà di fronte un allenatore che conosce bene: quel Davide Nicola a cui i tifosi granata sono legati da un grande ricordo, cioè la rete che valse la storica promozione del 2006, quella successiva al fallimento, nella Finale Play-Off davanti a 60mila spettatori al "Delle Alpi". Oggi, Nicola è un allenatore preparato e in grado di adattarsi ad ogni situazione, specializzato nel prendere in mano squadre in situazioni difficili, che capitatagli l'occasione di allenare in Serie A non ha esitato, pur sapendo che col Crotone sarebbe andato incontro a un duro lavoro.
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Crotone-Torino: Davide Nicola, un tecnico abituato a lottare
DA CALCIATORE - Il piemontese ha alle spalle una carriera da calciatore durata diciotto anni, per la maggior parte trascorsa in Serie B: dove può vantare trecentonovantasette presenze condite da dieci gol. Il suo ruolo era quello di esterno destro, poteva adattarsi sia in un reparto arretrato a quattro come terzino o a centrocampo in una squadra che giocava con la difesa a tre. Il Genoa è stata una delle esperienze più importanti della sua carriera, Nicola è cresciuto in rossoblu ed ha iniziato la sua carriera da professionista nel 1992. Al "Grifone" tra prestiti (Fidelis Andria, Ancona, Pescara) e ottime stagioni ha militato per dieci anni e nell'Aprile 2000 ha segnato anche il primo gol della sua carriera. Nel 2002 si è trasferito alla Ternana dove ha trascorso due stagioni. Dopo arriva la sua prima, ed unica, opportunità in Serie A, con il Siena di Paolo De Luca, collezionando quindici presenze nella stagione. Nicola arriva nel Torino di Cairo nel 2005/2006, uno dei primi acquisti della gestione Cairo, in quella sessione di mercato dei primi giorni di settembre successivi all'avvento del nuovo presidente. Ed è autore, insieme a tutti i suoi compagni e mister De Biasi, della cavalcata trionfale che hanno riportato i granata nella massima divisione italiana. Segna anche il gol che, nei supplementari del ritorno della finale playoff contro il Mantova, decide quella partita molto rocambolesca e fa festeggiare i 60.000 del "Delle Alpi". In seguito gioca ancora per quattro anni tra Spezia, Ravenna e Lumezzane. E' in quest'ultima squadra che, nel 2010, decide di appendere le scarpe al chiodo.
DA ALLENATORE - Il suo primo incarico da allenatore lo ha ottenuto nella squadra dove ha terminato la carriera da giocatore, partendo dalla Lega Pro Prima Divisione con la Lumezzane. Alla sua prima stagione riesce a raggiungere ottimi risultati: Nicola infatti conclude l'annata 2010-11 al sesto posto, ad un passo dai play-off per la Serie B, collezionando dodici vittorie, dodici pareggi, e dieci sconfitte. Nella stagione successiva non può che essere confermato in panchina dei bresciani portandoli ad un ottavo posto tranquillo. Successivamente Spinelli, avendo ancora un buon ricordo di Nicola dai tempi del Genoa, gli offre la panchina del Livorno in Serie B. Il tecnico sorprende tutti ribaltando i pronostici e portando gli amaranto alla promozione in massima serie tramite i playoff. La sua esperienza in Serie A però non è positiva: viene esonerato in gennaio e richiamato in aprile ma non riesce ad evitare la retrocessione dei toscani ed al termine della stagione si dimette. Il 17 novembre 2014 arriva un'altra occasione in sella al Bari, dopo l'esonero di Devis Mangia, porta la squadra pugliese al decimo posto finale ma viene esonerato il 31 dicembre dopo tre sconfitte consecutive. Il 23 giugno 2016 lo richiama nuovamente un'altra squadra di Serie A, il Crotone, con i calabresi non sta andando bene: è all'ultimo posto a quota cinque punti.
LE TATTICHE - Nicola si può definire come un tecnico molto preciso e preparato tatticamente. Nel suo periodo di calciatore ha avuto tanti allenatori da dove ha potuto prendere spunti: Reja, Delio Rossi, Beretta, Bolchi. Quello a cui si ispira di più sembra essere una vecchia conoscenza granata, Gigi Simoni, e lo si intuisce anche da alcune sue affermazioni: “Sapeva gestire il gruppo, era competente e dava serenità”. Infatti, la vera capacità di Nicola è quella della gestione della squadra: sa creare un gruppo in cui si sentano tutti importanti, spronando i calciatori a trovare motivazioni. L'ex granata non ha mai adottato un modulo fisso ma è solito schierare la sua squadra in base alle esigenze e gli avversari che si trova di fronte, cambiando anche modo di giocare a partita in corso. La difesa a quattro è comunque un punto fermo e così sta schierando il Crotone in questo campionato. Il Torino, quindi, domenica prossima può aspettarsi un Crotone unito e voglioso, capace di lottare su tutti i palloni: ci vorrà una prestazione importante, da squadra che sa di non poter sottovalutare alcun avversario.
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