Tra le varie maglie indossate, una su tutte ha un sapore speciale perché accompagnata anche dal tifo. In un'intervista rilasciata a Pirelli nel 2020, Biraghi ha raccontato proprio quest'ultimo aspetto, quello della fede calcistica: "La passione per il calcio è una sorta di impronta genetica che mi ha dato mio papà. Insieme abbiamo visto tantissime partite con l'Inter sempre nel cuore. Tutti in famiglia tifavano Inter". La prima partita vista allo stadio? Curiosamente, un Inter-Torino nella prima infanzia. Da tifoso e giovane calciatore nerazzurro tanti momenti passati anche alla Pinetina a caccia di un autografo: "Dopo gli allenamenti mi piazzavo fuori dagli spogliatoi e aspettavo che arrivassero i campioni. Conservo ancora gli autografi di Cauet, Djorkaeff e Zanetti". Anche l'idolo di sempre è un campione nerazzurro: "Il mio idolo è sempre stato Ronaldo, il Fenomeno, che per di più giocava nella mia squadra. Per un tifoso era il massimo". La partita dell'Inter rimasta più impressa nella memoria? Facile, la finale di Champions League vinta nel 2010: "Avevo 18 anni e l'Inter di Mourinho era arrivata in finale contro il Bayern Monaco a Madrid. Non scorderò mai quell'emozione, la doppietta di Milito e l'esultanza a fine partita. Vincere la Champions è la più grande soddisfazione per ogni tifoso". Biraghi visse quella partita da tesserato delle giovanili dell'Inter e il giorno prima disputò in nerazzurro anche la sua finale di Champions versione Under 18, visto che quell'anno venne deciso che le formazioni U18 delle due finaliste dovessero affrontarsi in gara unica: anche quello fu un successo nerazzurro, Biraghi festeggiò così l'en-plein da giovane calciatore dell'Inter e da tifoso.