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Da Salisburgo a Bragança Paulista: come lavora la Red Bull. Non solo player trading

Da Salisburgo a Bragança Paulista: come lavora la Red Bull. Non solo player trading - immagine 1
Un focus sulla galassia Red Bull
Roberto Ugliono Caporedattore settore giovanile 

Non è solamente 'player trading' quello del mondo Red Bull e soprattutto in Serie A potrebbe essere differente. Dietro alle grandi plusvalenze fatte con la vendita dei giocatori migliori, c'è l'ambizione di un colosso mondiale in grande di mettere le ali ai club controllati. Usciamo dall'universo calcio e guardiamo agli altri: negli sport estremi alcuni dei migliori atleti sono sposnsorizzati dalla Red Bull, mentre nel mondo motori hanno il miglior pilota del momento, quel Max Verstappen che in Red Bull è arrivato proprio da giovanissimo. Proprio la gestione della scuderia di F1 può essere un esempio: perfezionismo allo stato puro, quasi maniacale, a tal punto da cambiare spesso la seconda guida quando questa non si è dimostrata all'altezza. E il calcio? Il concetto è simile, ma diventare il miglior club non è così semplice. Quello che possiamo dire è che il Salisburgo ha vinto nella sua storia 17 titoli austriaci e 14 di questi sono sotto la gestione Red Bull iniziata nel 2005. Per farla breve: negli ultimi 19 campionati, solamente 5 volte il club non ha vinto la Bundes austriaca.

L'universo Red Bull: da Salisburgo a Bragança Paulista

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Per comprendere il modus operandi partiamo da una lista di giocatori: Erling Haaland, Christopher Nkunku, Dani Olmo, Dominik Szoboszlai, Josko Gvardiol e Xavi Simons. Fatta eccezion per l'ultimo (attualmente in forza al Lipsia), gli altri sono tra i giocatori migliori al mondo e sono gravitati nelle squadre Red Bull, rappresentando poi plusvalenze importanti. Lo scouting è fondamentale e infatti le società sotto il controllo della Red Bull hanno occhi ovunque per scovare i principali talenti, oltre ad avere possibilità economiche decisamente importanti. Non è un pozzo senza fondo chiaramente la proprietà austriache, ma in Serie A avrebbe pochi rivali. A proposito. Perché entrare nel mercato italiano? Il campionato - come ha dimostrato il Napoli - può non essere di dominio delle solite 3 se si hanno progetti sportivi seri e ambiziosi. Dovesse quindi prelevare il Torino (o il Genoa, visto che si parla anche del Grifone), potrebbe con un piano pluriennale portare i granata tra i principali club della Serie A. Questo perché la volontà della proprietà è di associare il brand Red Bull al successo. Per questo non si può parlare solamente di player trading. Ovunque siano intervenuti, i club sono diventati di vertice nel rispettivo campionato. Il Salisburgo è il club più importante in Austria, il Lipsia tra i più importanti in Germania e il Bragantino sta diventando un club di riferimento in Brasile e in Sud America. Tutto richiede tempo. La domanda legittima potrebbe essere: in questo contesto come si collocherebbe il Torino? C'è una scala gerarchica tra le società e il club più importante in questo momento è chiaramente il Lipsia, il quale prende i giocatori più importanti delle altre squadre. La Bundesliga, però, è egemonizzata dal Bayern Monaco. Un dominio quasi impossibile da scalfire. In Serie A il discorso potrebbe essere diverso. In Italia le tre grandi vincono quasi sempre, ma quel quasi potrebbe essere messo a repentaglio da una proprietà ambiziosa e organizzata come la Red Bull. Ora si è aggiunto un altro tassello, quello della guida sportiva condivisa: Jurgen Klopp. L'idea è di uniformare da un punto di vista tattico le squadre, portando ovunque quel gegenpressing il cui capostipite è proprio l'ex Liverpool e Borussia Dortmund.

La Red Bull, lo stemma: i casi Leeds e Paris FC

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Se dal punto di vista sportivo il progetto sportivo è veramente affascinante, diverso è il discorso per quanto riguarda la gestione del brand. Tutto dev'essere griffato Red Bull: dai colori del club allo stemma con il simbolo della bevanda energetica. Ci sono però le eccezioni e parliamo di storia recente. A maggio 2024 lo società austriaca non solo ha stipulato un accordo di sponsorizzazione con il Leeds, ma ha anche acquistato quote di minoranza del club. Il club, quindi, non ha cambiato colori sociali e stemma come dalle altre parti, ma presenta il logo Red Bull sulla divisa da gioco come main sponsor. Un cambiamento di strategia rispetto al passato, ma anche comprensibile: il Leeds è un club storico del calcio inglese e forse cambiare tutto forse sarebbe stato controproducente. Non molti mesi dopo ed è stata la volta del Paris FC. Il secondo club parigini è stato acquisito da Red Bull e dalla holding Agache degli Arnault (la famiglia più ricca d’Europa). Anche in questo caso la società austriaca è entrata acquisendo una quota di minoranza. Dopo Francia e Inghilterra, sarà la volta dell'Italia? I nomi che girano sono due: il Torino e il Genoa. E qui consentiteci una battuta, che di analisi giornalistica non ha nulla: il Toro potrebbe essere ancora più allettante per la Red Bull, perché andrebbe a portare ulteriore concorrenza a Exor con cui gareggia in Formula 1. Toro e Juve, Red Bull Racing e Ferrari. Una doppia sfida che il brand austriaco potrebbe voler vincere a tutti i costi.