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toro
di Alberto Leproni
Toronto - Quando il Toro è a -2 e la paura del Catania fa 270’, la febbre sale oltre 39°. Al tifoso granata che si rispetti capita anche questo: attraversare mezzo mondo...
di Alberto Leproni
Toronto - Quando il Toro è a -2 e la paura del Catania fa 270’, la febbre sale oltre 39°. Al tifoso granata che si rispetti capita anche questo: attraversare mezzo mondo per ritrovarsi a letto al sesto piano di un albergo nel cuore della “Milano del Canada” con i brividi. Ma per colpa di una Signora mai più vista e frequentata da oltre un anno che, di punto in bianco, ha deciso di farsi rivedere proprio per guastare la festa del ritorno in un posto accogliente, quasi come quello frequentato dai ventidue di De Biasi, tornati finalmente leoni. Ed ecco allora, a completare il quadro di per sé ironicamente drammatico, che Telelatino, la tv locale in italiano, trasmette per intero la partita della Signora che tutti i tifosi del Toro desiderano mettere sotto almeno due volte l’anno. Una rapida occhiata alle formazioni e chi ti vedo spuntare? La banderuola bionda ! “No è troppo !”, fuori fa pure bello, non tira il vento freddo di ieri e io devo stare qui come un fesso a sudare per una maledetta febbre che non se ne vuole andare nonostante gli antibiotici. Una congiura degna di un capostazione con la gobba. E qui, in Canada, il Presidente della Repubblica non c’entra lo nomina direttamente il governo. Non posso nemmeno raggiungere il bar Roma di St-Clair Avenue, dove sicuramente ci sarà il pieno di romani-canadesi di prima e seconda generazione che guardano il maxischermo urlando in un anglo-italian-italico dialetto, praticamente il canadese, “ma killalo a Del Piero curnuto!”. L’anno scorso fu un pienone delirante per Roma-Juventus, con tanti signorotti che entravano e uscivano vestiti in giacca, cravatta e coppola e ordinavano, in perfetto italian-siculo-canadese, “a caffè” un vero espresso, prontamente confezionato con macchine Lavazza importate da uno dei milionari della comunità italiana. La Little Italy di qui conta un milione e mezzo di persone, con un mercato italiano nel cuore della città, un vice-sindaco (Joe Pantalone), un quotidiano, il Corriere Canadese, pubblicato in abbinamento con La Repubblica e co-finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tifosi del Toro, oltre a Maurizio, ci saranno pure, ma è più facile che fra calabresi, veneti e sardi sia più numerosa la comunità degli anti-juventini. Non è proprio la stessa cosa, ma è un buon punto di partenza. Quando accendo la tv, la partita non promette niente di buono. I gobbi vincono 1-0 e Nedved sembra aver voglia di giocare. Detesto gufare, mi limito a sperare che Di Michele procuri un dolorino insistente al biondino quando lo contrasta dopo un bel lancio di Corini. Niente da fare: la gramigna non muore mai, figuriamoci quello che è pure riuscito a portare dalla sua un ex primavera del Toro che è diventato un suo accanito tifoso. Il tempo di un lungo spot per una casa per matrimoni in perfetta lingua italiana, con sottotitoli in inglese, e si apre la ripresa e cosa ti combina il parente più prossimo del nostro Niko-pelato-Lazetic? Sì proprio quello che solitamente fa più dribbling del Lentini prima maniera, fugge in contropiede e tira fra le gambe del portiere. Rete, manco a dirlo. “Ok, non è giornata”. Torno al manuale di marchi e brevetti, chissà che non porti bene, come ieri. Da internet nessuna nuova, Marina la scribacchina “tuona contro i capistazione che tornino a fare il loro mestiere”. Del mio pezzo di ieri non c’è traccia sul sito, pazienza. Non si tifa per vincere, ma per l’idea. Non si scrive per la fama, ma per sé stessi. Alf De Blasis, il telecronista che commenta il match in inglese non dà le notizie sperate: il Palermo accorcia le distanze ma non riesce a pareggiare, anche per fischi arbitrali simili più a quelli di un capostazione che non a quelli di un direttore di gara, ma si sa è la moda del momento, almeno in Italia. Un pensiero condiviso anche da uno dei tre conduttori di “Italian Soccer Fanatics” la trasmissione di Telelatino che viene condotta da tre giovani tifosi di Juve Inter e Milan, moderati da una brunetta tutta pepe, Gina Bucci che riesce a stopparli con un sorriso (un nome, una garanzia) quando il dibattito sulle partite della domenica, rigorosamente in inglese, raggiunge picchi da Brociesso Biscardiano. Inviato a Milano per il derby (la trasmissione è registrata) al seguito di una delegazione di canadesi di origine italiana, Anthony è il conduttore interista. Sembra Christian Vieri più giovane e sorridente, arrivando allo stadio, vestito di granata, dice:“è notte a San Siro, stadio Peppino Meazza, take a look”. E speriamo che il prossimo sguardo, libero dalla maledetta signora, si posi su una classifica dove il Toro è secondo.
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