Cosa narra il Decameron? Narra di un gruppo di giovani che per dieci giorni si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera che in quel periodo imperversava nella città, e che a turno si raccontano delle novelle di varie tematiche. Sull’idea di Giovanni Boccaccio vorremmo strutturare qualcosa di simile insieme a voi. Il Decreto #iorestoacasa ci costringerà giustamente a rimanere nelle nostre abitazioni fino al 3 aprile. E allora perché non sforzarci con la memoria e provare a ricostruire alcuni nostri frammenti di vita rigorosamente granata. Momenti che giacciono nella nostra testa, ma potrebbero tenere compagnia e regalare emozioni ad altri “colleghi di fede”. Come Toro News, vorremmo creare un casolare virtuale granata, sull’esempio di Boccaccio, così come le storie che vorremmo che voi condivideste con noi e con tutti gli altri “fratelli” del Torino. Un modo per tenerci impegnati e per liberarci per qualche momento dei cattivi pensieri. Iniziamo dunque con la prima giornata di novelle e il tema è la prima volta allo stadio.
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Decameron granata – La prima volta allo stadio: “Al Fila nel ’59, Toro in B ma che bolgia…”
Decameron / La prima puntata dell'iniziativa di Toro News e per cominciare alla grande subito tre storie
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Il Decameron granata mi porta a ripercorrere a ritroso un cammino iniziato nell'ormai lontano 1949 quando bimbetto di 5 anni in spalla a mio padre ho assistito al funerale degli "Invincibili" tra la folla che assiepava piazza Castello. Lì è iniziato il mio "granatismo"che si è poi sviluppato gradualmente nel corso degli anni e anche grazie alla passione di mio cognato, che con la sua Lambretta spesso mi portava al Fila ad assistere ai mitici allenamenti del giovedì pomeriggio. Nella stagione 1959\60 ( la nostra prima in B) mio padre per "premiare" il mio "decoroso"andamento scolastico decise di regalarmi il mio primo abbonamento. Che emozione! Mi rigiravo tra le mani quel sottile cartoncino sul quale volta volta venivano punzonati gli ingressi e tuttora lo conservo come una reliquia. La mia prima partita ufficiale la vidi quindi con mio cognato al Filadelfia in occasione del nostro esordio in B che, se la memoria non mi tradisce, avvenne contro la Sambenedettese. Partita vinta in una bolgia incredibile dei trentamila presenti tra un tripudio di bandiere: era la "fossa dei leoni". Altri tempi e chissà mai se...
Sempre FVCG!!
GC Natali.
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Ero già andato altre volte allo stadio con mio papà, ma la prima partita che ricordo con chiarezza è la prima casalinga del primo campionato di serie B, al Filadelfia. Era la fine di settembre del 1959. Lo stadio era colmo all’inverosimile. Si calcola che almeno cinquemila persone non riuscirono ad entrare. E pensare che molti alla fine del campionato precedente, finito con la prima penosa retrocessione dicevano: “Ve-u mai pì a vedde ‘l Tor”, ed invece la passione e l’amore…Avevo 14 anni; ero attaccato alla rete di protezione tra gli spalti ed il campo, con mio fratello. Una rete di ferro intrecciato, semplice, come si usava allora. Vedevo i giocatori a 2 metri, quando venivano a tirare il “fuori”. Mi ricordo di un giocatore cagliaritano con un calzettone strappato. Un signore vicino a me, disse: “Cui lì a l’han pa’ tanti sold”... La tensione era al massimo, e lo stadio esplose letteralmente quando Beppe Virgili “Pecos Bill” insaccò la prima rete! Che gioia! Il risultato finale fu di 5 a 0. I “portoghesi” sui balconi delle case a fianco si complimentavano fra loro dandosi la mano (l’abbraccio non usava ancora…). Fu l’inizio di una galoppata strepitosa, con il primo posto nel campionato ed il ritorno immediato in serie A. L’amore per il Toro in verità, per me, era già sbocciato l’anno prima, nonostante le sconfitte in serie. Ma se uno si innamora di una persona od una squadra nel momento più difficile, nella sofferenza, non potrà mai più staccarsene.
Sempre Forza Toro!
Luciano Toso, classe 1945
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Anno 1961 (i dinosauri non si erano ancora estinti). Dopo un anno nell’altro campionato, torniamo in quello che più ci compete. Era febbraio e faceva freddo, ma entrando nella cattedrale chiamata “Fila” ho sentito un calore dentro. Ero con mio padre che mi disse essere il calore della fede. “Bravo Bruno incominci nel migliori dei modi”. L’avversario era l’Atalanta. Pareggiammo 1 a 1 e della partita non ricordo quasi nulla. Quella fu la mia prima partita e anche se non bella non la dimenticherò mai. Avevo 13 anni ed ero ancora innocente quel tanto da capire per chi tifare!
Bruno Giorsa
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