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Derby della Mole? Per le bestie avevamo uno zoo: riapriamolo!

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Tocco di Mano / In cella o in gabbia, cambia poco: certe persone non stiano assieme noi. Non ne hanno diritto. Non sono nostri pari
Manolo Chirico

C'era un tempo in cui a Torino - la nostra Torino - gli animali stavano in gabbia. Era il 20 ottobre 1955, quando il Sindaco Amedeo Peyron tagliava il nastro del primo ed unico giardino zoologico in città: noto in gergo come ''al Parco Michelotti''. 

Pachidermi, felini, scimmie e serpenti. Anche due rarissimi rinoceronti indiani, cacciati in patria a causa del proprio ed unico corno. Non tutti lo sanno ma ai tempi gli indigeni sostenevano che la polverina (inebriante) derivata dal corno dell'animale avesse la capacità di donare all'uomo - se ingerita - qualche forma particolare di super potere. 

Credenze a parte, ben presto la struttura diventa insostenibile per la città. Se ne vanno i leoni, se ne vanno i rettili. Via anche i 1353 pesci rari. Restano i due rinoceronti indiani, più rari e soli che mai. Il 22 marzo 1987 la Città 'apre tutte le gabbie' e anche i due paffuti mammiferi imboccano la via per Zagabria. 

A noi restano le inferriate con ancora le serrature, le chiavi e i lucchetti ben funzionanti. E visto che le nostre carceri sono sempre 'troppo piene', ecco che dopo gli ultimi fattacci avvenuti nel Derby della Mole, ci viene in mente un'idea, forse una provocazione, ma visti i tempi che corrono un tentativo lo si potrebbe anche fare: avevamo un Zoo, riapriamolo. E mettiamoci dentro le bestie. 

Non i rinoceronti, i leoni o gli elefanti e via dicendo. No, loro stanno bene nel proprio habitat, in mezzo alla natura. Mettiamoci dentro quegli esseri indefiniti e indefinibili. Mezzi uomini, ominicchi, anzi. Quei quaquaraquà che con somma codardia si nascondono in mezzo alla folla e trasformano una giornata di sport (e di festa, la vittoria mancava da 20 anni) in una lotta armata, che neanche negli anni di piombo. 

''Il mio consiglio è stato: mi raccomando, la prima non deve essere una torcia, che crea scompiglio, ma una BC (bomba carta, ndr). Se fosse stata lanciata una torcia, si vanificava tutto”. Queste le parole proferite con grande soddisfazione agli amici-animali da tale 'non tifoso', dopo il fattaccio. Frasi intercettate che hanno permesso alla polizia di arrestare l'attentatore. 

Era già stato 'bannato' dalla società bianconera, la quale non gli ha permesso di comprare il biglietto per la partita. Era inserito in un gruppo di WhatsApp denominato 'Cani sciolti'. Pseudonimo perfetto per gli animali presenti. Per le bestie che ora dovrebbero tornare in gabbia. O al meno restare chiusi in cella. In ogni caso, basta che non tornino in mezzo a noi. Avevamo uno zoo, riapriamolo e infiliamoci dentro certi individui. Lasciamo che la gente possa osservarli incuriosita, andiamo noi la domenica a tirargli le noccioline e le banane, mentre loro stanno lì, legati per il collo, messi alla berlina. Perché è così che si fa con certe bestie, è così vanno trattati certi animali. 

Loro con noi non centrano nulla, loro non meritano di stare nella nostra società: non ne hanno diritto. Scusate l'espressione forte: certi individui, non sono nostri pari.

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