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"Parola d’ordine non perdere. Si può racchiudere con queste poche parole la filosofia che ha guidato il primo anno di gestione Mazzarri. Uno stile di lettura delle gare che è stato quasi una costante fino a metà dello scorso campionato. Una squadra quadrata, ben piazzata in campo e con un’ottima tenuta difensiva. Risultato? A metà stagione il Torino è tra le squadre con il più alto numero di pareggi in Europa.
"SVOLTA - Nel girone di ritorno però qualcosa cambia: il Toro mantiene la sua tenuta difensiva, ma attacco e centrocampo iniziano a girare come chiede Mazzarri. Ecco allora arrivare i primi risultati importanti (vittorie contro Milan, Atalanta e Sampdoria su tutte) che permettono al Torino di chiudere con il record assoluto di punti nell’era dei tre punti: 63. Un’evoluzione partita da lontano e metabolizzata da tutti gli elementi del gruppo, tanto da farla quasi diventare un mantra.
"ATTACCO - Ma, si sa, dopo un’evoluzione per crescere ancora è necessaria una rivoluzione. Ripartendo dai propri punti di forza, con l’obiettivo di migliorarsi laddove possibile. Tacciato da molti come allenatore più focalizzato sulla difesa, Mazzarri decide di cominciare la rivoluzione. Sin dal ritiro di Bormio, a partire dal modulo: non più 3-5-1-1, ma 3-4-2-1 o 3-4-1-2. Zaza e Belotti insieme, due trequartisti e Belotti: qualcuno dirà “finalmente”, eppure la svolta di Mazzarri - seppur più silenziosa - era già cominciata dalla seconda metà della scorsa stagione. D'altronde i dati non mentono: il Torino, a fine stagione, è la squadra che recupera più palloni da pressing. Chiaro segnale di come si sia evoluta l’interpretazione alla fase attiva: non più attendere l’avversario e ripartire in contropiede, ma andarlo a prendere nella sua metà campo per indurlo all'errore.
https://www.toronews.net/columnist/occhi-sgranata/toro-e-la-mentalita-europea-di-mazzarri/
"COSA MANCA - Ma non è tutto. A fine campionato infatti il Torino è anche tra le squadre con la più alta percentuale di possesso palla negli ultimi 30 metri avversari. Numeri da miglior attacco del campionato verrebbe da pensare, eppure manca ancora qualcosa. Quella qualità, quella capacità di dettare l’ultimo passaggio nei 20 metri finali: quell'estro che Mazzarri ha chiesto in prima persona e che, presumibilmente, avrà dal mercato. Ora non resta che aspettare, con la consapevolezza di avere intrapreso la strada giusta. Perché - nonostante il Debrecen non sia stato un avversario particolarmente probante - quanto di nuovo e di diverso visto nelle prime uscite europee non può e non deve passare inosservato. La rivoluzione è cominciata, ora per raccogliere i frutti non resta che aspettare che siano maturi.
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