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Il calciomercato si è concluso da due giorni e per avere un commento sulla sessione condotta dal Torino abbiamo intervistato uno degli ex ds granata nonché il secondo dell'era Cairo: Doriano Tosi. Il dirigente, che adesso si occupa di Serie D, ha commentato l'attuale situazione del Toro ricordando ritornando anche in qualche occasione nel suo periodo di permanenza in granata.
Doriano Tosi, il Torino a inizio stagione sembrava potersela giocare alla pari con le altre squadre per l'Europa League, poi la strada si è smarrita. I tifosi granata come possono considerare l'annata sin qua?
Premetto che ultimamente non riesco più a seguire le vicende delle squadre di Serie A come una volta, in ogni caso penso di essermi fatto un'idea da esterno sul club granata. La squadra è partita in pompa magna e sembrava dovesse fare un ottimo campionato alzando l'asticella rispetto alle altre stagioni, poi si è un po' persa... Bisognerebbe sapere quali sono gli accordi tra Mihajlovic e la società granata, perché solo loro sanno gli obbiettivi veri che si erano prefissi e se questa stagione è da considerarsi fallimentare. Io posso dire che si erano create delle aspettative alte ma fino ad ora sono risultate inferiori, vediamo come proseguirà il campionato...
In questi giorni viene molto criticano il mercato condotto dal club di Via dell'Arcivescovado, secondo lei era necessario aggiungere qualcuno a questa rosa?
Ripeto, bisogna capire quelli erano gli accordi tra il Torino e Mihajlovic in partenza. Con Ventura si era scelta una strada dove si valorizzavano i giocatori giovani per farli diventare importanti e non si cercava sin dall'inizio di puntare ad alti traguardi con fuoriclasse. Cairo sta cercando di creare un'azienda sana, con un maestro di calcio come l'attuale Ct della Nazionale i risultati sono stati ottimi. Ritornando alla domanda bisogna capire se, appunto, la dirigenza ha intenzione di lanciare giovani e farli crescere o di puntare ad obbiettivi importanti con giocatori importanti, nel primo caso il mercato sarebbe stato in linea con i progetti e quindi sarebbe da considerarsi in linea.
Lei ha collaborato con Urbano Cairo durante la stagione 2006-07, dall'epoca il presidente ha ottenuto ottimi risultati con il Toro ed anche a livello imprenditoriale. Secondo lei è stata l'esperienza a migliorare così il proprietario di "La7"?
Il presidente ha fatto un percorso rilevante, molto importante ed è naturale commettere degli errori inizialmente ma direi che ha capito ed adesso sta ottenendo i risultati sperati. Cairo, una volta comprato il Toro, per il suo orgoglio personale e per la sua indole voleva rendere subito il Toro grande, ma ha voluto tutto troppo e subito e così alla fine non si è riusciti a trovare il giusto equilibrio. Negli ultimi quattro anni si è compiuto una gestione oculata ed il patron ha capito come funziona Torino e come si lavora in una piazza così importante, ed adesso i granata possono guardare al futuro che si prospetta più roseo davanti a loro...
Si parla sempre di crescita dei giovani e di società sana ma, a suo parere, questo Torino ha l'ambizione di raggiungere traguardi veramente importanti?
Sinceramente, sentendo anche le dichiarazioni di inizio stagione, pensavo che quest'anno si volesse alzare l'asticella ed ottenere qualcosa in più ma visto l'ultimo periodo penso che sarà un altro anno di transizione. Può darsi che la prossima stagione si parta con più ambizione, dipende sempre dal progetto che hanno impostato allenatore e società.
Quando arrivai a Torino c'era l'enfasi di essere saliti in Serie A al primo colpo con un po' di presunzione di saper fare già tutto e si era mantenuto lo zoccolo duro di quella finale di play-off di Mantova. Un politica totalmente diverse da quella attuale, che si è attuata ultimamente, questa è stata la cosa che non mi è piaciuta a Torino. Sposandoci agli elementi positivi devo dire che il Toro mi ha fatto crescere tanto sotto tutti i punti di vista viste le mille difficoltà che si erano affrontate nel cammino. Come posso non citare tra i miei migliori ricordi anche il fatto di essermi acculturato sulla storia di una piazza così importante e rispettabile: indelebile resterà la salita al monte di Superga, emozioni uniche.
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