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toro
di Fabiola Luciani
Trascorre il tempo e poco alla volta comincio a metabolizzare la cruda realtà della serie B, ma nel contempo mi ritrovo ancora in conflitto con questo mio amore disperato che...
di Fabiola Luciani
"Trascorre il tempo e poco alla volta comincio a metabolizzare la cruda realtà della serie B, ma nel contempo mi ritrovo ancora in conflitto con questo mio amore disperato che s'illude di rivivere le atmosfere, i suoni, i rumori, i colori, che hanno avvolto la mia infanzia granata, pur consapevole che è troppo tardi per schivare l'inquinamento mediatico.Andare allo stadio è stato e rimane per me un atto liturgico che rasenta l'irreale, e ho ancora negli occhi il giorno in cui mio nonno, per non far tardi a un derby, infilò i ravioli che aveva nel piatto in un panino addentandolo poi dopo ogni goal bianconero, e quella volta ce ne furono un po’ troppi.Sono le radici che sostengono la pianta, e perfino la tempesta tropicale che si è abbattuta sul Toro negli ultimi anni non è riuscita a spezzare lo stelo centenario. Siamo come degli acrobati in volo a cui una mano maligna ha sottratto il trapezio ma, tra gli “oohhhh” del pubblico distratto, ci appigliamo alle reti e restiamo ancora vivi.Solamente ora mi rendo conto che nulla sarà più come prima: si giocherà di sabato, con maglie strane, con moviole che scrutano l'anima, con interviste inutili e puerili, con una falsità diffusa che abbindola i gonzi. Perfino il derby che non ci sarà non potrà più spartirsi una bella giornata di sport, perché la trappola ordita al Toro ha una matrice e una valenza troppo precise.La forza del calcio prospera nei suoi immutabili riferimenti: le righe sul campo rimarranno ancora lì al loro posto, la traversa e i pali continueranno a essere punti fermi; e pensare che c’é ancora il folklore nella convinzione popolare che chi ruba una mela va in galera e chi truffa miliardi se la spassa in Costa Smeralda, ma quando ti trovi in Maratona con una Melinda in mano a giocare con il Gallipoli capisci che stavolta è toccato a te.
"Molti adorano le emozioni forti e quella “suspence” che tiene sempre in tensione, ma a questo punto anche un maestro del brivido come Dario Argento si sarebbe triturato le “pelotas”. Il termine decisamente poco aulico dà la vaga idea di come gran parte dei tifosi granata siano ben oltre il limite del sopportabile. Poi, sarà quel che sarà e sosterremo sempre e comunque le buone news sul Toro di domani ... e anche ovviamente Toro News. :-)La mia considerazione personale che ne deriva, purtroppo, è che le operazioni in entrate ed uscita, per svariate motivazioni, siano ad oggi permeate da una condivisa mediocrità generale del calciomercato italico, nonostante la strenua difesa di coloro che, in buona o cattiva fede, si schierano con le attuali scelte tecniche e di mercato. Alla fiera dell'Est, come cantava il buon Battiato, dove con soli due soldini puoi acquistare un topolino si può trovare senza grosse difficoltà anche l'anima del tifoso del Toro a cui rivolgersi esclusivamente per mero interesse ... in caso di prorompente necessità rompere il vetro, e in questi ultimi tempi pare proprio che sono in troppi ad averlo fatto.La retrocessione, uno stadio lager, il Fila dimenticato, giocatori “entreneuse”, presidenti saltimbanchi, giornalisti quaquaraquà, arbitri infami, squallidi procuratori, non aiutano affatto, e poi c'è tutto il resto del contorno con cui ci compri a stento scampoli di emozione. Il tifoso del Toro, quello vero, sta pian piano morendo, difende strenuamente e con tutta la forza che ha nell’animo la flebile fiammella che venti ostili stanno tentando di spegnere; ma nonostante tutto ciò è ancora lì, affamato e con la bocca aperta come fanno i piccoli nel nido, nella spasmodica attesa di qualcosa con cui sfamarsi e nutrirsi.Certo che il Toro non è il Real Madrid, siamo tutti d'accordo, tanto da aver bollato come football da figurine i recenti colpi di mercato del Presidente Florentino Perez, ma prima di arrivare, con tutto il rispetto, al nostro Belingheri ci sono dei passaggi intermedi che il tifoso granata meriterebbe di assaporare. Registriamo nel frattempo la smobilitazione dei pezzi pregiati, passando da Natali ad Abate, nonché le prossime uscite di Rosina e Dzemaili ( ma vogliono davvero andarsene? … mah! ) con ritorni economici importanti e sostanziose liquidità non reinvestite adeguatamente per chi dice di avere ambizioni di promozione immediata. Non sto ora a riproporre cifre e i conti in tasca al presidente che poco si discostano da quelle precedenti, ma Cairo nonostante chiacchiere e pianti è come il casinò: che sia fallimento o retrocessione, serie A o serie B, il banco vince sempre!
"Intanto i tifosi del Toro potranno baloccarsi con le chicche domenicali altrui ( noi solamente al sabato ), e allora godiamoci la "palla a terra" di Belingheri, la faccia pulita di Gorobsov e la testa d'oro di Bianchi che ahimè, voci capitoline indicano come prossimo alla Lazio … magari proprio nelle ultime ore di mercato. Strabuzziamo gli occhi di fronte alle magiche triangolazioni dei cateti granata sperando che, prima o poi, entri nel rettangolo di gioco un'ipotenusa con il fiuto del goal che quadrando il cerchio riesca a segnare dal vertice una spettacolare rete in diagonale. In questo mare di contraddizioni resto sospesa tra fantasia e realtà, e senza barare scelgo la prima.Mi coccolo i goal soltanto immaginati, e per questo ancor più belli, che le parole di Ameri disegnavano nell'etere mentre Ciotti lo interrompeva, ma tutto è così lontano che confondo Bianchi con Pulici e Dzemaili con Pecci.Mi illudo che i tifosi granata applaudano i tifosi avversari che arriveranno al Comunale dopo lunghi viaggi estenuanti, che apprezzino le belle giocate altrui invece di fischiarle, che restituiscano finalmente un senso civile a questo sport corrotto e blindato ... ma soprattutto che non bisticcino o si scazzottino fra loro.Ora che è troppo tardi per salvare il calcio, ci resta soltanto il Toro.Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.
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