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Esaudita la preghiera di uno stadio

Redazione Toro News

di Alessandro Salvatico

Il Bologna che va sotto contro il Siena, il Lecce idem contro la Sampdoria, perfino il Chievo pure contro il Milan; e uno stadio che incita in maniera forte,...

"di Alessandro Salvatico

"Il Bologna che va sotto contro il Siena, il Lecce idem contro la Sampdoria, perfino il Chievo pure contro il Milan; e uno stadio che incita in maniera forte, continua e senza tentennamenti. A metà del secondo tempo, si sono magicamente create tutte le condizioni ideali per i granata: quasi a non voler lasciare nessuna scusa, nessuna possibile scappatoia, a dire agli undici di Camolese “ecco, ora sta davvero solamente a voi: dovete solo fare un gol”.

"Quel gol, però, non arrivava, i giocatori del Torino sembravano non in grado di poterlo realizzare; e questo sembrava uno sfregio a tanta grazia, a tutte quelle condizioni favorevoli. Difficile da accettare, tanto spreco, anche per il pubblico sugli spalti che intonava “bisogna vincere per restare in A, per restare in A bisogna vincere”, a tentare di scuotere una squadra che sembrava non rendersi conto della grande occasione che si presentava.

"Invece, i calciatori in campo erano consci di tutto quanto, ma i piedi non rispondevano di conseguenza: errori su errori, nulla da fare.Finché, improvviso, il gol arrivava. Cross di Diana, sul quale non era semplice inventarsi alcunché andando verso la palla e con il difensore avversario addosso, ma Bianchi realizza che per fare gol non basterà capitalizzare l’unico pallone giocabile, come avveniva tempo addietro, ma bisogna creare qualcosa anche se il pallone giocabile non è neppure uno ma solamente “mezzo”.

"Risposta alla preghiera collettiva dello stadio. Poi, il suicidio. La fine, sembra, e sembra pure giusta e meritata, perché chi getta via un patrimonio enorme come quello che Rolandinho aveva appena regalato, diamine, si merita la Serie B. Qui, succede qualcosa: Dzemaili dirà, alla fine, che lui sapeva che avrebbero vinto, dopo il pareggio di Martinez. Gli spettatori no, se no sarebbero saltate meno coronarie nei dieci minuti (recupero compreso) successivi, fino alla palla calciata da Natali per un gol non da classico difensore centrale e oltre.

"“Ho fatto grandinare!”, mi ha poi detto il match-winner quando l’ho salutato in mix-zone, a fine partita. Una battuta, una risata, poi un’altra: “Cosa ci facevo al limite dell’area? Era uno schema…”. Sono le uniche, brevi, concessioni che si concede il difensore; per il resto, le parole sue e dei suoi compagni sono lo specchio di quelle dell’allenatore, che pur tornando davanti al “suo” pubblico dopo sei anni e mezzo di separazione, e tornandoci con una vittoria tanto importante, non si lascia andare al flusso delle emozioni, ma rilascia parole misurate, controllate, ripetendo “non abbiamo fatto niente”, quasi volesse riprendere ad allenare subito, il prima possibile.