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di Edoardo Blandino
Dopo tanti colpi di scena, i pronostici vengono rispettati in semifinale e passano le squadre più quotate: Germania e Spagna. Il cammino delle due compagni è stato decisamente...
di Edoardo BlandinoDopo tanti colpi di scena, i pronostici vengono rispettati in semifinale e passano le squadre più quotate: Germania e Spagna. Il cammino delle due compagni è stato decisamente differente: spettacolare e spumeggiante per le Furie Rosse, sobrio e concreto quello tedesco.
Low ha ripreso in mano la squadra dopo il saluto di Klinsmann e l’ha fortemente personalizzata, senza stravolgere niente, ma dandole un’impronta più concreta. È riuscito a trovare a Podolski una posizione che veramente ha fatto la differenza in queste partite, perché il polacco naturalizzato tedesco è stato uno dei migliori fino ad adesso e sembra fortemente candidato a ricevere il premio come miglior calciatore dell’Europeo. Tutti si attendevano che questa nazionale concludesse al primo posto a punteggio pieno il girone, ma nessuno aveva fatto i conti con la Croazia. Sono piovute critiche a raffica dopo la sconfitta e la forte pressione ha messo a dura prova tutti i componenti della spedizione. Il ct ha mantenuto la calma, nello spogliatoio si sono parlati e da grande squadra hanno risposto sul campo, qualificandosi e raggiungendo direttamente la finale. Il modulo utilizzato Ballack e compagni è stato cambiato in corsa: dal 4-4-2 si è passati al 4-2-3-1. Gomez ha sentito molto il peso della maglia titolare e non si è rivelato il cecchino infallibile apprezzato da tutto il mondo in Bundesliga, così il ct ha preferito lasciare solamente Klose davanti. La scelta è maturata alla fine della terza ed ultima partita del girone contro l’Austria, dopo l’ennesima partita incolore in seguito al madornale errore sotto porta al 5’. Con il nuovo schema la Germania sembra estremamente solida e concreta, capace di sfruttare ogni singolo errore e non concedere niente agli avversari. La prova di forza dimostrata con il Portogallo docet.
La stampa iberica non è certamente più docile di quella italiana e i giornali marciano molto sul rapporto tra Raul e Aragones. È noto da tempo che al ct non piaccia il fuoriclasse del Real Madrid e ad ogni partita storta tornano i titoloni che invocano la convocazione del madridista. In questo cammino, però, le Furie Rosse non hanno lasciato spazio a critiche ed i titoli sono stati tutti entusiastiche proclamazioni dello strapotere spagnolo. E come dare loro torto? Cinque partite, quattro vittorie più una ai rigori, undici gol fatti e tre subiti, miglior coppia gol. La qualità della squadra è talmente impressionante che il ct si permette di tenere in panchina giocatori come Fabregas e Xabi Alonso, calciatori che sarebbero titolari in qualunque altra nazionale del mondo. Il gunner poi è la vera arma segreta di Aragones: entrato sempre a partita in corso ha tolto le castagne dal fuoco più di una volta. Nella prima gara contro la Russia ha messo la firma sul sigillo finale, contro l’Italia ha tirato il rigore decisivo e in semifinale è stato il migliore in campo con due assist e giocate sopraffine. In questa ultima partita è entrato al 35’ del primo tempo al posto di Villa. Il centravanti, capocannoniere con quattro gol, ha subito uno stiramento muscolare e non prenderà parte alla finale. Un vero peccato per lui e per il ct che sarà “costretto” a schierare Fabregas dal primo minuto.
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