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di Michele Ferrero
Buttarla dentro è la prima cosa, in questo stramaledetto gioco. E’ quindi superfluo spiegare l’importanza ed il fascino del bomber. Mi soffermo solo un...
"di Michele Ferrero
"Buttarla dentro è la prima cosa, in questo stramaledetto gioco. E’ quindi superfluo spiegare l’importanza ed il fascino del bomber. Mi soffermo solo un attimo sulla tipologia degli attaccanti. Per prima punta intendo l’uomo d’area di rigore, che aspetta il pallone dai compagni e pensa al gol anche quando dorme la notte. Gioca da centravanti se il compagno di reparto ha caratteristiche differenti dalla sue, ovvero se è una seconda punta che parte da lontano e spazia su tutto il fronte d’attacco. Giocano entrambi attaccanti se si scambiano spesso la posizione ed hanno caratteristiche simili, ma è una eventualità più rara, perché una coppia meglio assortita offre soluzioni meno prevedibili. E’ il movimento delle punte che fa giocar bene una squadra, e tenerne due costantemente in area non giova alla manovra.
"Molto frequente invece è l’utilizzo di una punta unica, purchè sia forte fisicamente e quindi in grado di far salire la squadra. In questo caso deve anche aprire spazi per chi arriva da dietro, ma rimane comunque beneficiaria di tutti i servizi in profondità. Ovviamente avere una prima punta capace di far reparto da solo può condizionare in positivo le sorti di una squadra.
"Nel Toro dello scudetto considero Pulici prima punta e Graziani seconda punta. Anche se aveva il 9 sulle spalle era Ciccio il gemello mentalmente più portato al sacrificio, mentre Pupi quello più ossessionato dal gol. In realtà Radice giocava con due punte pure: non chiedeva loro rientri in copertura, ma in cambio esigeva che fossero loro ad iniziare il pressing, tramite un atteggiamento aggressivo sui difensori avversari che aiutasse a tenere alta tutta la squadra. Una cosa, per l’epoca, assai innovativa. La favola del Ciccio generoso è nata più tardi, e si riferisce più alla nazionale che al Torino. Ad aspettare i cross del poeta c’era anche lui, pronto a incrociarsi col gemello per rendere letale anche uno schema che tutti conoscevano a menadito.
Lasciando perdere per un attimo i valori assoluti, il mio podio da tifoso è quindi Pulici, Ferrante, Casagrande.
Puliciclone è l’indiscusso numero 1, ma solo per noi granata. Il meglio lo ha dato a noi, e per questo ci piace ancora di più. E conta anche il modo: aveva il Toro addosso. Ci ha lasciato emozioni immortali.
Se però chiediamo in giro, fuori dal nostro mondo, ci diranno che abbiamo avuto negli anni almeno altri cinque attaccanti di caratura internazionale, e quindi superiore a quella di Pupi.
"Cristian Vieri ha vinto scudetti, coppe europee e classifiche cannonieri, come pure hanno fatto il mercenario Aldo Serena, l’elegante Wim Kieft, il raffinato Walter Casagrande e perfino il turco Hakan Sukur, tuttora idolatrato in patria. Se noi andiamo nei paesi dell’est conoscono Hakan e non Pulici, se andiamo a Livorno ci racconteranno che Lucarelli è più forte. Il bello del calcio è questo: si gioca ovunque, sempre uguale, sempre diverso.
Siamo fieri di Pupi, per noi tifosi granata è il migliore del mondo.
"E poi ci metto Ferrante, proprio così. Pensate quanto forte tecnicamente deve essere uno che gioca in area col suo fisico minuto. Ma l’ha buttata dentro 124 volte (in tutti i modi) e nel frattempo c’era pure chi lo contestava, chi diceva che non correva. Certo, aspettava la palla, lo fanno tante prime punte, perché devono restare lucide al momento buono. Sono autorizzate a giocare così dai loro allenatori, per questo esistono i ruoli, non tutti giocano allo stesso modo.
"Di simili caratteristiche fisiche abbiamo avuto anche Franco Selvaggi, che partecipava maggiormente al gioco, Giorgio Bresciani e Franco Lerda, anche loro molto bravi tecnicamente, ma meno affamati, meno provvisti di cattiveria agonistica. Quella che aveva per esempio Schwoch, che in B è una vita intera che fa gol.
"Il centravanti che ho in testa io è però di un altro tipo: a me piaceva tanto Tony Polster. Non che fosse un fenomeno, tutt’altro, ma il suo modo di giocare era affascinante. Si presentò prendendo a sportellate Viercowood e facendogli 3 gol, in un pomeriggio da leggenda. Poi si calmò presto, ma se stava bene fisicamente era bravo sia in area che in contropiede. Cederlo fu un grosso errore, non costava nemmeno caro.
Come specialisti nel gioco aereo ricordo Pennellone Silenzi, l’uomo della Coppa Italia, e poi a scendere Bonesso, Borghi, Pacione, Artistico e Sasà Bruno.
"Più forte di questi è tuttora Lucarelli, che poteva essere il bomber giusto per il Toro, anche caratterialmente, essendo completo di fisico e cuore. Fece 9 gol nel girone d’andata 2001/02 e poi uno solo nel restante anno e mezzo. Si appesantì in modo grave per un professionista, e non ebbe voglia di sacrificarsi per Ferrante. Era però impossibile che avvenisse il contrario, per questioni fisiche, non solo per egoismo.
"Mi sarebbe anche piaciuto avere, nei loro anni migliori e quindi molto prima del loro passaggio granata, Maniero, Marazzina e Vryzas. Questo è il ruolo dei rimpianti: diverse altre prime punte al Toro non hanno potuto esprimersi compiutamente, come Garritano, Luiso, Dionigi, Tiribocchi e Calaiò. In un certo senso anche Stellone, ma ho il sospetto che le responsabilità in questo caso siano sue, piuttosto che originate da scelte societarie. Su Abbruscato ho già scritto un’intera pagina (8 maggio). Di sicuro abbiamo avuto punte peggiori di lui, ma non così tante. Non sono mancati i pipponi storici: Karic, Rubino, Marcao e Ipoua. Complimenti vivissimi alle dirigenze che hanno pensato di poggiare su di loro l’attacco del Torino.
"In questi giorni stiamo aspettando il nuovo bomber come fosse il Messia. Ci serve davvero una punta centrale da 10 gol sicuri a campionato, che risolva il problema più grave dell’anno scorso. La logica ed i numeri dicono che non può essere Bjelanovic e, per caratteristiche tecniche legate all’ampiezza dei movimenti, probabilmente nemmeno Ventola. Quello che fa gol dobbiamo ancora comprarlo.
Alla prossima settimana.Michele
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