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Pausa per le Nazionali, la terza ed ultima del 2019. Ultima boccata d’ossigeno senza Serie A prima dello sprint finale che condurrà direttamente alle festività natalizie. Il Torino arriva a metà novembre con nelle gambe 18 gare ufficiali, 12 in campionato e 6 nei preliminari di Europa League. Nessuno in Italia ha giocato di più rispetto ai granata, che hanno disputato il loro primo match ufficiale addirittura il 25 luglio ad Alessandria contro il Debrecen. Tra le tante cause che hanno aperto in casa granata una crisi di risultati tra la fine di settembre e gli inizi di novembre c’è sicuramente quella inerente la preparazione anticipata. Proprio per tale ragione Toro News si è affidata a Ferretto Ferretti, ex preparatore atletico del Torino e oggi docente di metodologia d’allenamento ai corsi centrali del settore tecnico di Coverciano, per capire quanto hanno inciso nei muscoli dei giocatori del Torino le partite di qualificazione ai gironi d’Europa League affrontate a cavallo tra luglio e agosto, quando le altre formazioni di Serie A giocavano solamente amichevoli in preparazione della stagione.
Buongiorno prof. Ferretti, quanto sta incidendo nelle gambe dei giocatori del Torino la preparazione anticipata in vista del secondo turno di qualificazione all’Europa League, considerando che i numeri dicono che i granata sono ultimi per chilometri percorsi in Serie A (LEGGI QUI)?
“Il problema non riguarda la data del raduno del Torino, ma il tipo di allenamento che è stato svolto. Questo è un primo aspetto da tenere in considerazione”.
Ricordiamo che i granata si sono ritrovati al Filadelfia il 4 luglio e sono partiti per Bormio quattro giorni dopo, restandoci fino al 18.
“Sì, le date, dunque, coincidono grosso modo con quelle di molte altre squadre della nostra Serie A. Però, lo staff di Walter Mazzarri ha dovuto lavorare con all’orizzonte un obiettivo ufficiale a breve scadenza e quindi ha dovuto modificare le abituali proposte lavorative per portare la squadra ad un discreto livello di forma già il 25 luglio”.
Da quel momento il Torino ha iniziato a giocare con cadenza settimanale: dal ritorno con il Debrecen al doppio impegno con il Soligorsk e poi Wolverhampthon, Sassuolo, Wolverhampton e Atalanta. Era impossibile inserire tra una settimana e l’altra dei carichi di lavoro?
“Assolutamente sì. Dal 25 luglio lo staff di Mazzarri ha cercato semplicemente di mantenere la condizione fino all’Atalanta. Non si poteva fare altrimenti, perché le tempistiche dell’allenamento non permettevano di caricare tra un match ufficiale e l’altro. Entrare in condizione non è come dare una mano di pittura al muro, perché la parete non diventa immediatamente bianca e perfetta. Ci vuole costanza, perché la crescita è graduale. Proprio per questo la preparazione scatta molto prima rispetto all’avvio dell’attività agonistica, perché il fisico deve ricevere gli stimoli per sottoporsi ai carichi. Le amichevoli sono funzionali a tale periodo di lavoro, anche se affrontate in Cina o negli Usa, come sempre più spesso accade nel calcio moderno”.
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Quindi, secondo lei era lecito attendersi un progressivo calo fisico del Torino da settembre in avanti?
“È stato fisiologico perché il Torino non ha più avuto un periodo tranquillo nel quale ha potuto allenarsi senza avere l’obiettivo a breve distanza di una partita ufficiale. Le settimane del Torino sono sempre state condizionate dal problema della gara. Quando la domenica si gioca, dal giovedì si inizia una fase di scarico per essere brillanti all’appuntamento. Tuttavia, nemmeno il martedì e il mercoledì si può caricare più di tanto, perché altrimenti si rischia di essere imballati. Si deve quindi cercare semplicemente di mantenere la condizione”.
Le pause per le Nazionali possono aiutare o no? Mazzarri in tal senso ha espresso la sua insoddisfazione per questa sosta novembrina.
“E Mazzarri ha ragione, perché in Nazionale i giocatori non sono sottoposti agli stessi carichi di quando vestono le maglie dei loro club. Incidono, infatti, le due partite in pochi giorni. I programmi in Nazionale sono congestionati: giorno prima della gara, giorno della partita e giorno dopo il match moltiplicati per due. Dunque, se uno è indietro di condizione andando a giocare in Nazionale non migliorerà sicuramente. Il Torino ha parecchi giocatori in giro per il mondo con le rispettive selezioni e perciò né a novembre né nei mesi precedenti è riuscito a migliorare la condizione atletica di alcuni suoi interpreti”.
La prossima pausa sarà, invece, quella di dicembre per le feste natalizie. Sarà il momento giusto per riassettarsi e riallineare le condizioni di tutti i giocatori in rosa?
“Sì, ma non troppo. Essendoci le feste i ragazzi avranno diritto ad una settimana di ferie, poi ci si allenerà negli ultimi giorni dell’anno e il 5 gennaio si tornerà già in campo. Sarà sostanzialmente una settimana normale in cui si potrà forzare solamente per due o tre giorni. Il vero problema, però, risiederà nella prima parte di questa pausa, che se possibile sarà peggiore rispetto a quella per le Nazionali. Infatti, in questo caso i ragazzi saranno con le loro famiglie in vacanza e non saranno sottoposti ad alcun tipo di allenamento. Sarà importante, perciò, alla ripresa dare un bicchiere per volta all’assetato e non un’intera bottiglia, altrimenti i problemi non si risolveranno, anzi verranno accentuati”.
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