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di Alessandro Salvatico
Si pensa non sia facile, lavorare senza la dovuta serenità; senza la sicurezza di poter immaginare un progetto a medio -se non a lungo- termine, senza la...
"di Alessandro Salvatico
"Si pensa non sia facile, lavorare senza la dovuta serenità; senza la sicurezza di poter immaginare un progetto a medio -se non a lungo- termine, senza la fiducia incondizionata del datore di lavoro ma anche dei sottoposti. Quest'ultima -e solo questa- sembra non mancare, però, a Walter Alfredo Novellino. Magari non gode dell'affetto e della partecipazione profonda dei proprii giocatori, ma ha a che fare con ragazzi, e uomini, maturi e decisi a fare il loro dovere; quando, ieri, il mister ha raggiunto il campo dopo la conferenza con l'intenzione di "catechizzare" la squadra dopo la débacle di Bergamo, l'ha trovata già tutta sul campo ad aspettarlo, disposta a cerchio. Segnali importanti, per chi conosce le dinamiche dello spogliatoio granata di questi ultimi anni.
"Difficile, dunque, immaginare un nuovo "ammutinamento", come quello di Genova 2008, o la doppietta Siena-Fiorentina per De Biasi in questa stagione. Il Torino magari non sarà un vero gruppo, come han sibilato tra i denti entrambi gli allenatori in questo campionato, ma senz'altro è un insieme di 27 individualità tutte più o meno mature e decise a perseguire l'obiettivo-salvezza fino alla fine. La fine di Novellino sulla panchina granata, però, potrebbe comunque arrivare prima. I giocatori non giocheranno "per l'allenatore", domenica, ma per il Torino e per se stessi. Se però questo non bastasse, più nulla potrebbe far recedere il presidente Cairo dai suoi propositi di esonero, mitigati dal confronto con il ds Foschi ma solamente sopiti, non spenti.
"Si tratta di fiducia a tempo, dunque; e se in molti, dicevo, pensano non sia facile -e di per sè pare innegabile- è vero anche che l'uomo Novellino, in un certo senso, "ama" la tensione, tanto da sceglierla come modalità per le scelte tecniche: specialmente quest'anno, infatti, spesso ripete che preferisce "tenere tutti sulla corda", senza dare mai a nessuno la sicurezza di giocare né il contrario, come ribadito dagli stessi calciatori. Dunque, chissà che con questa tensione addosso il mister non sappia rendere più che mai, facendo magari anche quello scatto in più verso una maggior spregiudicatezza offensiva.Qui però ci stiamo allontanando dal fulcro e addentrando nel territorio delle ipotesi: quello che è una certezza è che, tra cinque giorni, Monzon si giocherà la permanenza sulla panchina granata. Andasse male, "saran contenti i gufi", mutuando le sue parole; ma la speranza è che, anche tra chi non ama particolarmente il tecnico, nessuno ami tanto poco il Toro da augurarsi una sconfitta pur di allontanarlo, una sconfitta che vorrebbe dire mettere un piede dall'altra parte.
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