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Fine di un’agonia lunga tre anni

Redazione Toro News

di Alessandro Salvatico

C’è chi l’ha capito “dopo Torino-Bologna”, chi “quando gli arbitri hanno cominciato a dar contro”, chi “quando...

"di Alessandro Salvatico

"No, non lo sapevamo, non lo pensavamo, non lo credevamo possibile. All’inizio del campionato, esaltati per l’oneroso acquisto di Bianchi e per la sonante vittoria d’apertura, non c’era nemmeno uno che avrebbe puntato su una retrocessione.Gli errori che sono stati compiuti erano già sotto gli occhi di tutti, e certo ci accorgevamo del fatto che venivano compiuti: dal mercato alla dirigenza (analizzeremo tutto con lucidità nei prossimi giorni), ma li reputavamo in grado di tarpare sì le ali ai sogni; ma non di arrivare a tanto. Non consideravamo l’ipotesi di una retrocessione.

"Due anni prima, due anni fa, la truppa granata di De Biasi si salvò con Brevi, Cioffi, Balestri, Gallo (certo, trascinata dall’ultimo Rosina decisivo); la stagione precedente, con un organico superiore ma pur sempre spuntato in attacco; nel 2009, si confidava su un Torino certo migliorabile e con alcune lacune, ma senz’altro potenziato rispetto ai precedenti. In grado, se non altro, di non far soffrire più come nei campionati precedenti.

"Invece, la conclusione è quella che sappiamo, e aggiungo che è giusto così. Il Torino non va in B al termine di una stagione deludente e meritevole di retrocessione; no, non di una, ma di tre. Si può considerare la discesa in cadetteria come l’epilogo di un solo, lungo campionato: ci sono state grandi differenze, tra il 2006 e il 2009? I granata hanno sempre navigato intorno alla quartultima posizione, con qualche puntata in basso (più frequenti, anzi stabili, quest’anno). Due salvezze consecutive, eppure i numeri dicevano che per un biennio la squadra di Cairo era stata la peggiore della categoria.Un’agonia di tre anni, senza una gioia, senza praticamente mai lo sfizio di un’affermazione inaspettata, di una goleada, di un successo di prestigio, di un derby vinto.

"Analizzeremo con calma e -speriamo- lucidità, dicevo, tutte le cause di tanta pochezza, nei giorni a venire. Oggi è giorno giusto per leccarsi le ferite, quasi per tacere, per tirare un sospiro di sollievo al termine di mesi di calcistica sofferenza continua, e per mandare giù quello che, al di là di ogni giusta considerazione tecnica, è un boccone amaro, amarissimo.Sassuolo, Frosinone e Gallipoli non sono esattamente i palcoscenici su cui il granata è abituato a muoversi, pur se, su quelli più prestigiosi, sono tre anni che riceve pomodori e sberleffi. Sparring-partner nei grandi teatri o (presunta) stella nelle piazze di provincia? Cosa è preferibile?

"La risposta è: né l’una, né l’altra, ma ruoli degni sui palchi della Serie A. Per arrivarci, bisognerà fare bene la cadetteria. “Un anno di B”, sento dire spesso in questi giorni; peccato che non ci siano garanzie in tal senso. Studieremo con i lettori (e interpellando i dirigenti del Torino) anche come fare la B, nei prossimi giorni. Intanto, suggerirei due strade: o allestire una squadra molto forte, in grado di ammazzare il campionato, il che presuppone investimenti corposi (e poche cessioni), e bisogna valutare se la proprietà sia in grado di garantirlo; o rinunciare all’illusione de “un anno di B”, e iniziare -con un ritardo di quattro anni- la realizzazione di un progetto (ebbene sì), il che presupporrebbe magari qualcosa in più di una sola stagione per il ritorno in A ma che possa garantire la prosecuzione del progetto stesso anche in massima serie, e per lungo tempo a venire.