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Fiorentina stanca ma Italiano ha più opzioni: e a Juric manca lo sprint finale
Se non vinci dal 6 marzo nel tuo stadio, qualche problema c'è. Anche ieri, domenica 21 maggio, contro una Fiorentina reduce dalla semifinale di ritorno di Conference League di giovedì, terminata addirittura ai supplementari, è mancato lo scatto finale per cogliere una vittoria che in chiave ottavo posto sarebbe stata di straordinaria importanza, essendo quello con la Viola, a tutti gli effetti, uno scontro diretto. A Ivan Juric nel match contro il collega Vincenzo Italiano non si può imputare molto dal punto di vista tattico, anzi nel primo tempo il Torino è stato capace di tenere in mano la gara, come ormai spesso gli succede; la regia di Ilic e Ricci ha dato altre risposte confortanti in termini di palleggio, ma ai granata è sempre mancato l'ultimo passaggio, quello che ti permette di essere effettivamente pericoloso e incisivo sotto porta. Si tratta di un problema che ormai permane da tanto tempo. Soprattutto in casa succede che la mole di gioco non corrisponde al numero di occasioni prodotte e questo, a tutti gli effetti, è un difetto del "giocattolo" costruito da Juric. Il tecnico croato non è riuscito ancora a sopperire, dimostrandosi abilissimo nella fase di non possesso, un po' meno in quella di possesso.
Dal punto di vista mentale era lecito attendersi un Torino più arrembante nell'ultimo segmento della gara, quando c'era bisogno di un gol per superare la Fiorentina. Il Torino non è quindi stato capace di sfruttare l'inerzia della rete di Sanabria, quella dell'1 a 1. Ci si poteva attendere un altro finale di gara, nel quale i padroni di casa riuscissero a creare le occasioni giuste per segnare il 2 a 1 contro un avversario stanco dalla partita infrasettimanale di Conference League. Così non è stato ed è stato un peccato. A lungo termine la Fiorentina di Italiano ha confermato, come già fatto nel quarto di finale di Coppa Italia di avere più qualità nella rosa; del resto, raggiungere due finali in due differenti competizioni ed essere ancora in lotta per l'ottavo posto in Serie A non è cosa da tutti i giorni e si può fare solo se hai una certa profondità anche in panchina. L'ingresso di Jovic dopo l'intervallo o quello di Ikonè e Brekalo nel corso della ripresa confermano il concetto appena illustrato e in tutto questo Italiano ha potuto tenere in panchina per l'intero arco della gara gente come Milenkovic, Cabral, Biraghi e Castrovilli.
Nel momento clou il Torino non ha dunque avuto la forza per ribaltare la gara e farla propria perché, come dice Juric, "ci mancano ultimo passaggio, tiro e qualità del cross: non ci manca il resto per vincere una gara”. Lo stesso tecnico ha provato a mischiare le carte in tavola. I primi a essere sostituiti sono stati i due esterni, ovvero Singo e Rodriguez ("Nel secondo tempo sono calati e sono entrati altri che hanno dato una mano"). Al loro posto sono entrati Lazaro e Aina, i quali, come giustamente sottolineato dal tecnico, hanno dato una mano ma nulla di più. La staffetta sulle corsie, abbastanza abituale in Juric, è stata accompagnata al 16' del secondo tempo dall'uscita di Karamoh e dall'ingresso di Miranchuk, al quale è stato risparmiato l'inizio del match a causa dell'acciacco patito in settimana. Juric ha fatto quattro cambi. L'ultimo è stato a 10' dalla fine quello in attacco tra Sanabria e Pellegri. In questo caso l'unica spiegazione logica riguarda il problema fisico occorso a Sanabria in settimana, come ha anche spiegato Juric in conferenza stampa ("Oggi Tonny ha giocato più del previsto, ha fatto una settimana particolare e non sapevamo se farlo partire dall’inizio o meno. Pensavamo di farlo giocare 60 minuti, poi abbiamo aumentato sempre di più fino al cambio"). Rispondendo a questa domanda, il tecnico ha anche detto che Pellegri e Sanabria insieme possono essere una soluzione, quella che poteva servire ieri nel forcing finale se il sudamericano avesse avuto ancora qualche minuto nelle gambe.
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