toro

GdB: ‘Di Michele? Fatta la sua volontà’

Redazione Toro News

Prima dell'allenamento odierno si è presentato mister De Biasi in sala stampa. Il tecnico, al quale è stato chiesto un commento sulla cessione di David Di Michele, si è espresso con grande sincerità...

"Prima dell'allenamento odierno si è presentato mister De Biasi in sala stampa. Il tecnico, al quale è stato chiesto un commento sulla cessione di David Di Michele, si è espresso con grande sincerità verso il suo, ormai ex, giocatore.

"DI MICHELE. All'allenatore granata viene chiesto se fosse sorpreso dal passaggio, in extremis, del suo attaccante al West Ham. “No, è stata fatta la volontà di chi voleva essere ceduto. È stata fatta con qualche mese di ritardo, ma è stata fatta. Con qualche mese di ritardo sono stati esauditi i desideri di David. Voleva andar via. A me l’ha detto tantissime volte. Non abbiamo mai avuto uno scazzo. Con me diceva determinate cose, mi sembra che con voi ne dicesse altre e con il presidente altre ancora. Da parte mia, gli ho detto che se fosse rimasto poteva essere un giocatore importante e dare un contributo altrettanto importante. I bravi giocatori mi piacciono e lui tecnicamente è un grande. Ma se uno è convinto di essere forte non ha certi timori: mi diceva che erano in quattro per tre ruoli. Ah! – ironizza poi il mister – certo è dura in quattro per tre ruoli! Io comunque avrei trovato il modo di farli giocare anche contemporaneamente” Viene poi chiesto con chi ce l’avesse Di Michele e il mister risponde: “Con l’ambiente e con la stampa. Con voi non lo diceva vero? Beh, fate uno più uno e il risultato è: strumentalizzazioni continue, da gennaio a questa estate, come quando per spunto ha preso un intervista pazzesca, mal riportata e mal interpretata. Eh, la sfortuna è che su 63 allenamenti ne ha fatti 32 e ne ha saltati 31. Sono contento che chi non ha voglia di restare al Toro se ne vada. È meglio fare riferimento, comunque, su chi c’è, che non su chi non c’è anche se c’è. Cairo diceva fosse incedibile? Se voleva poteva esserlo. Stava a lui voler essere incedibile. Invece no, lui voleva essere assolutamente cedibile, ad un’altra squadra, italiana, e possibilmente della capitale”.

"IL CAMPO. Il tecnico porta un caso recente ad esempio di quello che è il suo modo di prendere le decisioni relative alla squadra: "Nella partita del 23 Agosto, in Coppa Italia contro il Brescia, c'era un giocatore in tribuna. Sette giorni dopo, lo stesso giocatore (Rubin, ndg )era titolare". Questo a sottolineare come, nelle sue valutazioni, tutti contino allo stesso modo. "E poi, che là davanti fossero in 4 per 3 posti non era vero. Erano di più, e lo sono tuttora". Si gudica in base a ciò che si vede: "E se vedo che qualcuno rema nella direzione opposta a quella della squadra, io lo butto fuori dalla barca. A farsi tanto bel lavoro sulla pista d'atletica!".RIMANERE. "Io non ho nessun problema nella gestione dei 26 rimasti. Chi pensava di andar via, magari per un po' di incertezze, per un po' di scoramento, beh, questi si tireranno su le maniche, se vorranno aiutare, e daranno il loro contributo". Il riferimento è, anche, ad Elvis Abbruscato: "Sapete cosa mi ha detto, il giorno in cui stava per partire per Genova? E' venuto a dirmi 'Mister, mi dispiace andare via da Torino...'. All'inizio dell'Estate non diceva così. Poi, avrà visto l'ambiente, avrà fiutato l'aria, e ha cambiato idea".IL MERCATO. "E' andato meglio di quanto pensassimo alla vigilia, posso dire. Sembrava quasi che dovessimo essere imbalsamati, invece, a fari spenti, sono stati centrati molti degli obiettivi che ci eravamo prefissati. Nel finale, uno non è andato a buon fine; oltre a Dzemaili, ne avevamo in testa un altro, ma non si è riusciti". De Biasi dice la sua sulle operazioni in entrata concluse (e non concluse) dal Torino. "Perché quando si tratta si è in tre, e c'è anche la società che deve cedere, non solo quella che deve acquistare. Non hanno accettato le condizioni proposte. Chi è? E' Tettey. Non ce l'han dato".EQUILIBRIO. Ma gli argomenti toccati da un GdB in grande spolvero non sono ancora esauriti, come non lo è la sua disponibiltà (e la sua arguzia) nel dare risposte ad ogni quesito che i giornalisti presenti gli pongono. Ad esempio, su come mantenere la calma dopo un 3 a 0: "L'ambiente si esalta e si abbatte velocemente; ci vorrebbe più equilibrio. L'equilibrio si mantiene lavorando, lavorando duro come faremo oggi. Siamo primi? Dopo una partita non si può guardare la classifica, per cortesia. Siamo consapevoli di aver fatto un primo passo, ce ne sono altri 37".CUORE TORO. In alcune parole dell'allenatore trevigiano si scorge uno spirito granata chiaro e sempre più forte. "Quando cedo un giocatore, mica sono felice. Penso sempre che forse avrei potuto provare a fare in un altro modo, a muovermi diversamente. Ma è vero che io sono molto autocritico; gli altri non dovrebbero esserlo altrettanto? Forse qualcuno non l'ha fatto. Io voglio che chi lavora in questa squadra abbia un linguaggio del corpo, un linguaggio che deve trasudare gioia, allegria, voglia di collaborare. Giocatori che non dicono 'io', ma che passano al 'noi': noi dobbiamo fare, noi vogliamo provare...". Al mister viene chiesto se questa sia la squadra più forte che abbia allenato. La risposta: "No". E qual è stata la migliore? Nessuna, ancora: "Potrebbe essere questa. Ma non è ancora niente, per ora. Una squadra forte? Forse. Vedremo. Lo saremo se il giocatore si spersonalizza. Se pensa al bene collettivo, al bene del Toro. A me piace vedere chi, quando c'è un gol, va ad abbracciare il compagno, esulta, si alza, non chi rimane in panchina, indifferente".ITALIA E CULTURA. Per finire, la guida del Toro riassume parte del pensiero espresso poche sere fa, al riguardo degli episodi di violenza che hanno contraddistinto la prima giornata di campionato tra i tifosi. "La violenza nasce da lontano. Dalla mancanza di regole, e dal loro mancato rispetto. C'è un movimento intorno al calcio, comprensivo dei media, che non aiuta. E c'è un approccio culturale diverso da ogni altro Paese. In Inghilterra, come mai dove c'erano gli hooligans ora gli spalti sono gremiti di famiglie? Perché lì, da tempo, se sbagli, paghi. Perché ci vuole una certezza della pena -e si badi che non sono mai stato un giustizialista". Provvedimenti, ma anche mentalità del tifoso stesso: "E poi, se perdi una partita non finisce il mondo. Anzi, perdi e la cogli come un'occasione per migliorarti: si riparte. Ma qui non si può, qui non puoi giocare bene una partita, perderla immeritatamente e sentire considerazioni di questo genere; qui hai perso, e basta".