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di Alessandro Salvatico
Dopo la sconfitta nel derby e prima di una gara contro l’Atalanta che, volenti o nolenti, rischia di essere decisiva, Gianni De...
"di Alessandro Salvatico
"Dopo la sconfitta nel derby e prima di una gara contro l’Atalanta che, volenti o nolenti, rischia di essere decisiva, Gianni De Biasi si presenta alla stampa nella conference room del centro Sisport. Il piglio é deciso, le argomentazioni sostanzialmente inopinabili; il tecnico mostra la faccia decisa di chi sa cosa sa fare, e di chi sa cosa fare. Snocciola statistiche in una conferenza decisamente frizzante, caratterizzata dalla pretattica assoluta sull’impegno di domani sera e dalla volontà di offrire riparo ai propri giocatori, dando l’idea che società, allenatore e squadra siano una realtà unita e compatta, certa di superare il momento difficile. Proprio questo è uno dei concetti ribaditi a più riprese da GdB: “E’ un momento”.
"PROGETTO BIENNALE. I giornalisti presenti vanno diretti al punto, ossia a chiedere al Mister se chi parla e scrive di una panchina a rischio sbagli o meno. “Non ho letto niente: non mi interessa. Quel che mi interessa è che tra me e la società ci sia la condivisione di un progetto, che abbiamo messo in piedi alla fine dello scorso campionato. Insieme abbiamo deciso per un progetto di durata biennale che dovrà portare il Toro a consolidarsi in una buona posizione, e che dia continuità per il futuro”. Ci sono voci su potenziali nuovi allenatori che girano come avvoltoi: “E’ normale, da che mondo è mondo quando i risultati non arrivano la gente cerca la soluzione più semplice”.
"CHI SONO IO. Il Torino è tornato in Serie A con Gianni De Biasi, ed è Gianni De Biasi ad averlo salvato, due volte!, da una retrocessione che pareva certa; é il momento dell’orgoglio personale, per il Mister. “Sono arrivato a Torino il 4 Settembre 2005, e poco tempo dopo ho vinto un campionato; non una cosa da niente, se penso e guardo ad altre squadre, vedo un Mantova ad esempio che ha molte difficoltà e resta impantanato in quella categoria, nonostante spenda molto, da tre anni. Sono tornato, dopo che la squadra aveva fatto un punto in otto partite, e ci siamo salvati. Sono tornato di nuovo, dopo che si erano collezionate cinque sconfitte su sei partite; ci aspettava un calendario da brividi, in virtù del quale ci davano per spacciati: Inter, Roma, Napoli che lottava per la UEFA, Livorno per la salvezza e Fiorentina per la Champions; ci siamo salvati ancora. Sono tornato e non ho chiesto niente, ho accettato un contratto che senza salvezza sarebbe stato nullo e io non sarei qui. Questi sono fatti concreti, fatti dei cui frutti ancor oggi possiamo godere”. Tanto per mettere le cose in chiaro.
"PERO’ OGGI... Dunque? Sono fatti anche le attuali quattro sconfitte consecutive, lo è l’ultimo posto in classifica... “I risultati in questo periodo certo non sono straordinari; ma la squadra ha una sua identità, ha prodotto molto, ed ha raccolto meno di quanto seminato. Una squadra che paga la sconfitta inopinata patita contro il Cagliari, quando a fronte di 14 opportunità in attacco, contro le 5 degli ospiti, ha perso; ma il calcio a volte è così, spietato. Al di là del derby, che si sarebbe potuto pareggiare senza che qualcuno potesse eccepire alcunché. E al di là dei risultati, che certo sono la cosa fondamentale, ma rispetto ai quali tutti hanno momenti negativi; chi prima chi dopo, noi prima. Se non giocassimo come giochiamo, sarei preoccupato; se non ci allenassimo come ci alleniamo, con un’intensità che ad un ipotetico marziano che dovesse scendere sul campo farebbe pensare ‘questi vincono lo scudetto’, allora sarei preoccupato”.
"SPALLE LARGHE. Il tecnico trevigiano non si spaventa. “Ne ho passate di brutte, certo, qui e altrove. Signori, in ogni campionato ci sono dei momenti in cui si può migliorare. Non abbiamo fatto forse abbastanza, contro il Cagliari? Non credo che tutti i nostri giocatori si siano imbrocchiti tutti insieme, se in quella gara hanno creato 14 opportunità. E quindi cosa succede? Che é un momento! Concentriamoci sull’Atalanta, come stiamo facendo, ora. I nerazzurri contro il Milan hanno fatto una grande prestazione, e hanno preso una mazzata sul collo. Ma pensate che il Cagliari, prima di incontrarci, aveva un punto in classifica; ora ne ha 7. Non mi spavento, non mi sono spaventato quando presi una squadra che aveva fatto un punto in otto partite, presa così, senza paracadute. E ricordo che nell’anno della promozione, ci sono state 10 gare consecutive senza una vittoria, dieci. E’ un momento”.
"SOLO UN MOMENTO. Concetto condivisibile, quello debiasiano per il quale ogni squadra attraversa fasi difficili in un anno, ma si possono superare. Lui e il club, in questo senso, viaggiano nella stessa direzione: “Rispetto alla società, mi interessa solo averci un buon rapporto. Il primo anno, Cairo prese le mie difese; e la sua decisione pagò. Quest’Estate io mi sono schierato dalla sua parte quando veniva accusato di immobilismo. Mi interessa che ci sia la stessa visione, la stessa voglia. La stessa idea di progetto. E a volte, ci vuole un po’ di pazienza, quella che in Italia solitamente manca”
"TESTA E NERVI. Nel derby però la squadra è parsa stentare. “Non dimentichiamo, o non sottovalutiamo, il fattore psicologico, che a volte può più di quello fisico: io ho visto miei compagni, quando giocavo, essere preda dei crampi prima delle partite più importanti, e parlo di grandi giocatori. La tensione, a volte, blocca proprio i muscoli, e non riesci a fare quello che hai in mente; il derby non é certo stata la nostra miglior partita, ma non lo sono mai, quelle così sentite. Io comunque penso che quando una squadra non crede in quello che fa, non si allena come ci siamo allenati noi ieri, dopo una sconfitta peraltro. Domani giocherà chi sta bene, dipenderà da chi ha recuperato e chi no. Rosina? Sta bene, fisicamente non ha nessunissimo problema, è tra quelli che pur avendo giocato sabato ieri hanno fatto allenamento completo. Nella stagione comunque ci sarà spazio per tutti, specie per chi ha voglia di farsi scegliere”:
"STATS. A inizio stagione, l’allenatore si presentò in sala stampa con il registro delle presenze dei suoi giocatori agli allenamenti, a lì apprendemmo dello spropositato numero di assenze di Di Michele; oggi è invece armato di un cartellone, che tiene ripiegato e che consulta senza però mostrarlo ai presenti, su cui ha calcolato le statistiche relative alle occasioni da rete create dalla sua squadra, partita per partita, e su quelle subite. Il risultato è: “Abbiamo creato 88 opportunità, contro le 75 degli avversari, che si traducono in un 36 a 31 per il numero di azioni da gol vere e proprie. Solitamente in Serie A si realizza il 33, 3% delle occasioni; ci sono poi squadre come l’Inter che ne mettono dentro il 60%, perché hanno dei valori molto alti. Noi senz’altro ce l’abbiamo più bassa, questa media, ma la alzeremo. Abbiamo bravi attaccanti, ma anche loro possono attraversare, in una stagione, un momento di appannamento. Ma é un momento”.
"De Biasi invita dunque tutti a non preoccuparsi, in virtù del fatto che il Torino sta attraversando una fase negativa e sfortunata ma che rappresenta, appunto, solo un segmento nell'arco di una stagione intera ben più lunga, e alla fine della quale è convinto di raggiungere l'obiettivo prefisso. Il tecnico salulta i giornalisti presenti e va a lavorare con la squadra, sotto la pioggerellina dell'Autunno torinese.
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