- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
toro
Panchine di Sir Alex Ferguson alla guida del Manchester United: 1410.
Panchine di Giampiero Ventura alla guida del Torino: 56.
D’accordo: ammettiamo che il paragone sia un tantino azzardato. Ma...
"Panchine di Sir Alex Ferguson alla guida del Manchester United: 1410.Panchine di Giampiero Ventura alla guida del Torino: 56.D’accordo: ammettiamo che il paragone sia un tantino azzardato. Ma riprendendo quelle antiche dichiarazioni di Urbano Cairo (''Gianni De Biasi sarà il nostro Ferguson'', poi divenute ''Il nostro Ferguson... ma a rate!'') bisogna ammettere che chi finora è andato più vicino a realizzare le aspirazioni del Presidente è stato proprio il tecnico genovese.SOPRAVVISSUTO – Giampiero Ventura è, infatti, il primo allenatore granata dell’era Cairo a restare in carica per una stagione intera e avere pure la possibilità di cominciare quella successiva.E, risultati alla mano, arriva il momento di farsi qualche domanda sul fatto che la continuità della guida tecnica dopo un po’ (e neanche dopo troppo) paghi.Fuori discussione le competenze del Mister, ma il dubbio è che i suoi predecessori sulla panchina del Toro, o almeno alcuni di loro, avrebbero potuto dare qualche contributo in più alla causa granata se solo fosse stato lasciato loro il tempo necessario.Si pensi alle comparsate di Beretta e Papadopulo, ma anche al lavoro spezzettato cui sono stati costretti i più volte redivivi De Biasi, Novellino, Colantuono e Lerda. E il pensiero corre anche alla seconda chance non data a Giancarlo Camolese, uno che il Toro lo conosce bene e che fu solo un innocente partecipante della retrocessione nel 2009.Ad accrescere questo dubbio contribuisce anche il fatto che le uniche due stagioni cairote in cui il Toro è stato guidato da un solo allenatore (De Biasi nel 2005/2006 e, appunto, Ventura nel 2011/2012) si sono concluse con due promozioni.PIAZZA CALDA – Fatto sta che oggi Ventura, con la complicità del proprio carisma e del tempo concessogli per metterlo in gioco, dà l’impressione di tenere in mano lo spogliatoio e il difficile ambiente Toro. L’aveva detto fin da subito: a Torino bisognava riportare entusiasmo, ma anche saper tenere a bada una piazza troppo avvezza a sbalzi d’umore repentini. E’ stato di parola.NERVI SALDI - Una prova? Difficile immaginare negli anni passati una così pronta reazione dei granata al brutto ko rimediato in casa col Parma. Il Toro di Ventura, invece, si è subito ricompattato ed è andato a rimediare due pareggi su campi apparentemente proibitivi e tre punti all’Olimpico in un match salvezza. Con piedi di piombo, pochi piagnistei e molti fatti: bisogna dargliene atto.GRUPPO COESO – Dopo anni disastrosi dal punto di vista degli equilibri dello spogliatoio, fa inoltre molto piacere vedere giocatori che si presentano ai microfoni con buone parole sempre pronte per i compagni (vedi la corsa di D’Ambrosio verso la panchina dopo il gol al Bologna, tanto per citare un esempio fra mille).Ogni tensione col Mister, inoltre, è sempre rapidamente sedata: Sgrigna uscito furibondo dal campo in Lazio-Toro ha suscitato una polemica spentasi nell’arco di mezz’ora.Solo apparenza? Forma? Ad ogni modo, in un mondo perennemente sotto i riflettori come quello del calcio la forma molte volte conta quanto e più del contenuto. E questo Ventura sembra averlo capito e applicato quasi più del suo stesso Presidente, in teoria il comunicatore per eccellenza.La continuità paga, dunque, e non sembra volerci molto a capire il perché. Ora che anche un allenatore del Toro è riuscito miracolosamente a trovarla, la speranza è di non sentir più nominare in casa granata il nome di Ferguson, ormai sigillo cairota ad ogni esonero in vista.
"Fulvio Vallana (Twitter @FulvioVallana)
"(foto Dreosti)
© RIPRODUZIONE RISERVATA