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Gigi Meroni, la Farfalla colma d’amore
Gigi Meroni, la Farfalla granata, il giocatore strappato dai tifosi alla Juve; l'uomo del mito e dei miti, come quelli della gallina al guinzaglio, dei capelli lunghi censurati da Fabbri in Nazionale, degli amori tumultuosi e infedeli. Una valanga di etichette che ha sempre circondato il genio del campione granata - altra etichetta ahimè, o magari solo verità. Etichette spesso concordi - innegabile - rispettose di quel talento ribelle che scandalizzava ma univa, e negli anni del boom economico insegnava a quegli italiani che avevano il coraggio di imparare da un ventenne a pensare fuori dagli schemi, a essere se stessi.
E quando una macchina in corso Re Umberto spezzò le ali della Farfalla, il 15 ottobre di 49 anni fa, ci fu la sensazione di uscire da un bel sogno. O forse, per molti, quella di entrare in un incubo. Per tutti, ci fu la sensazione che la storia granata, ancora una volta, inesorabilmente, aveva scritto un'altra pagina di quelle dolorose come solo lei sa crearne, di quelle tragiche e beffarde, crudeli. E il calcio italiano - non il Torino solo - si scoprì in difetto di fantasia, di grazia, della spensieratezza che solo ad un ventiquattrenne può appartenere, soprattutto se quel ventiquattrenne è stato baciato dalla cieca dea del talento.
Forse Gigi Meroni, quello oltre le etichette, esce fuori dall'amore di chi gli stava intorno, chi vicino e chi lontano, chi tutti i giorni sul campo e chi dagli spalti, commosso prima dalla bellezza del suo imprendibile dribbling e poi dal ricordo di chi se n'è andato troppo giovane, come già altri prima di lui. Esce fuori dai pugni al cielo di Nestor Combin, amico e compagno, in uno dei derby più celebri, quello in scena a pochi giorni dalla tragedia. Esce fuori dall'ammirazione e dallo stupore delle generazioni seguenti, rapite da qualche immagine sgranata o da un racconto narrato con dolcezza. La stessa dolcezza con cui la Farfalla si è depositata, malinconica e splendidamente ribelle, sul grande Libro della storia del Toro, per non uscirne mai più.
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