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Giovanni Galli: “I giocatori del Toro dicano chiaramente se c’è qualcosa che non va”

Marco Parella

Esclusiva / L'ex portiere di Torino e Milan sul match di San Siro: "Niang senza giustificazioni, basta aspettarlo"

Campione del Mondo nel 1982, bandiera della Fiorentina prima e ricordato con grande stima dai tifosi di Milan, Napoli, Parma e Toro. Giovanni Galli, da anni commentatore garbato, ma competente del mondo del calcio, dice la sua sul pareggio di San Siro e dà un consiglio allo spogliatoio granata.

Un punto a San Siro in altre occasioni sarebbe stato salutato con più entusiasmo sotto la Mole, invece un tiro in 90 minuti e idee poche e confuse aumentano solo il senso di una squadra incompiuta. È davvero così?

Il Toro doveva ritrovare certezze che aveva smarrito. È un buon punto, Mihajlovic è stato bravo a pianificare la fase difensiva, ma soprattutto ha trovato un portiere in gran giornata che ha compiuto almeno 3-4 parate importanti. Il Torino non si è ancora sciolto, ha bisogno di ritrovare i suoi uomini guida, mancano i gol di Belotti, Ljajic, che è un talento assoluto, gioca a sprazzi. Certe volte ti risolve le partite, altre giochi in dieci…

Ad agosto i granata erano accreditati da tutti come la sorpresa di questo campionato. A fine novembre si può già parlare di squadra flop?

Il Toro ha una buonissima squadra e sono rimasto sorpreso negativamente perché pensavo anch’io che potesse stabilirsi più in alto in classifica, al posto della Samp, per esempio. C’è da capire se i giocatori sono in grado di reggere le responsabilità, nel senso che la scorsa stagione si sono trovati, con merito, in posizioni importanti, ma la psiche non è semplice da comandare. Può darsi che quest’anno soffrano il dover per forza raggiungere obiettivi ambiziosi. C’è ancora tempo, si è giocato solo un terzo di campionato.

A guardare i numeri e l’atteggiamento in campo, però, il Mihajlovic tutta grinta e carattere non basta. Cosa non funziona?

La squadra ha cambiato non moltissimo, ma in ruoli importanti: i due centrali di difesa, Rincon a centrocampo, Niang davanti. Sono giocatori presi per fare un salto di qualità che non è ancora arrivato. La partita di domenica scorsa spero sia un punto di partenza per trovare autostima. Ora il Torino deve cominciare a vincere le partite che deve vincere e poi divertirsi e giocare quelle con le prime cinque alla pari. Ha perso troppi punti contro squadre come Verona, Chievo, Crotone. Solo vincendo quel tipo di match, poi puoi andartela a giocare contro i top club senza pressioni. La situazione reale però la conoscono veramente solo quelli che vivono la quotidianità…

Cioè?

Il presidente, il direttore sportivo, il direttore generale. Loro sono a contatto con il gruppo tutti i giorni e quando segui un allenamento e una partita da vicino ti rendi subito conto se c’è ancora lo spirito giusto per andare avanti. Altrimenti il calcio è spietato. Guardate Montella, penalizzato per aver dato troppe occasioni a troppi giocatori diversi invece che qualche certezza a pochi giocatori.

Sta suggerendo che forse a questo Torino serve la scossa? Serve un cambio di allenatore?

No, troppo comodo scaricare tutto sul mister. I giocatori si devono assumere le loro responsabilità. O escono allo scoperto e parlano chiaro oppure che parlino in campo. Non ci si può nascondere dietro a degli alibi. La rosa è forte, l’allenatore mi sembra preparato: non vedo perché i risultati non dovrebbero arrivare. È la testa che comanda tutto, gambe, cuore e idee. Ma ci deve essere chiarezza. Miha non è uno a cui manchi, probabilmente i giocatori dovrebbero trovare la forza per essere altrettanto diretti e dire al loro allenatore se c’è qualcosa che non va e cosa. Si sta lavorando in gruppo, è una squadra e la responsabilità non può essere esclusivamente di una persona.

A proposito dei giocatori, parliamo di alcuni singoli. Cairo e Sinisa Mihajlovic insistono nel dire che Niang vada aspettato…

Aspettare cosa? È cresciuto nel nostro campionato, è andato all’estero, ha fatto bene, è tornato. Conosce tutti, conosce l’allenatore che, oltretutto, lo ha fortemente voluto. Aspettare cosa? Le condizioni sono ottimali per lui, poi è sempre difficile capire cosa succede nella testa di un calciatore. Dall’esterno ora noi lo giudichiamo, magari c’è qualcosa che non sappiamo a livello fisico o personale. Ma, allo stato attuale delle cose, giustificazioni non ne ha.

Burdisso. Arrivato come quinta scelta fra i centrali, adesso gioca lui. È un sintomo di qualche errore in fase di mercato?

Burdisso è un leader, ha grande esperienza e non a caso Miha lo ha messo dentro quando la squadra faticava a fare risultato. Probabilmente ha visto che c’erano lacune di maturità e di guida del reparto. Nel momento in cui la squadra tornerà a essere più serena Burdisso potrebbe diventare il partner ideale per Bonifazi, che tanto bene fece alla Spal, o di Lyanco per aiutarlo a crescere.

Da portiere a portiere. Sirigu si sta dimostrando uno dei più forti portieri italiani, concorda?

Assolutamente sì, ma non lo scopriamo adesso. Io lo conosco dai tempi della Primavera del Palermo. Mi permisi di segnalarlo a Mondonico, allora allenatore della Cremonese in Serie C. Si fidò di me, lo portò a Cremona e gli diede fiducia. Salvatore forse poteva ottenere di più dal suo talento, andare all’estero lo ha penalizzato a livello di visibilità, ma era al Psg, non in una squadretta. Stiamo parlando di un signor portiere.