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toro
di Alessandro Salvatico
“Se i giovani hanno qualità, si fanno giocare. Ogni allenatore, se ha un giovane di qualità, lo fa giocare”. Una semplice verità by...
“Se i giovani hanno qualità, si fanno giocare. Ogni allenatore, se ha un giovane di qualità, lo fa giocare”. Una semplice verità by Gianni De Biasi.In un Torino che da due anni ottiene un obiettivo per certi versi insperato come la salvezza (specie viste le premesse dell’estate 2005), ma in un ambiente, quello granata e torinese, rapidamente portato alla depressione e alla ricerca di traguardi lontani nel tempo e lontani dall’attuale realtà calcistica italiana, spesso gli appassionati si aggrappano a quel che c’è, o che si vorrebbe ci fosse. Tra le cose che a Torino non ci sono più, una delle più grosse è il vecchio settore giovanile. Quello che sfornava professionisti in serie, quello grazie al quale i tifosi (e gli allenatori) potevano aggrapparsi, appunto, a “i giovani”, un’espressione da riportare con tanto di articolo, tanto è frequentemente citata dagli appassionati granata.
"Ma la realtà è cambiata, si diceva, e il vivaio del Filadelfia (nonché lo stesso luogo fisico) è stato smantellato. Con ammirevole impegno, gli attuali dirigenti del settore giovanile stanno cercando di farlo rinascere, ma per ridare a Cairo un serbatoio cui attingere per la prima squadra ci vorrà tempo e pazienza. Intanto, il gruppo allenato da De Biasi si è arricchito di diversi giovani elementi, quest’estate; si era detto di acquistare giocatori il cui anno di nascita iniziasse con l’”8”, e come sempre i tifosi invocano il loro impiego. Lo scorso anno hanno avuto poca soddisfazione in questo senso, mentre in questo inizio di campionato l’allenatore sta utilizzando con continuità diversi di loro.
"Säumel e Zanetti, 24 e 26 anni, sono i cardini del centrocampo, preferiti al più anziano Barone, mentre in difesa Rubin si gioca il posto con Pisano e il 20enne Ogbonna avanza a grandi passi nelle gerarchie dopo gli alti e bassi vissuti in Serie C solo pochi mesi fa. Ecco, uno spunto come quest’ultimo sul bravo Angelo può far riflettere: la prova di Udine ha dimostrato ancora una volta che il centrale ha delle doti, ma -com’è giusto che sia- anche delle lacune su cui lavorare. Giovane è anche Colombo (26 anni), che non ha convinto nei pochi spazi avuti finora a disposizione, mentre per Vailatti si prospetta una situazione già vissuta; tanto a Torino quanto a Livorno quanto a Vicenza. E’ il caso di riflettere serenamente: come dice mister De Biasi, “se il giovane in questione è Fernando Torres, certo che gioca”! Per il bene della squadra, bisognerebbe essere in grado di valutare ogni elemento con serenità, senza preferire uno all’altro solo per questioni di carta d’identità, che di per sé non è sinonimo di qualità. Se il discorso fosse tanto matematico, l’invocato Rubin di quest’oggi tra pochi anni dovrebbe perdere il posto da titolare che tanti vorrebbero attualmente assegnargli; ragionamento che perde un po’ di senso nel momento in cui non ci sono ragioni per le quali il suo valore assoluto dovrebbe scemare col tempo.
"Certo, a parità di prestazioni, o di delusioni, meglio un giovane con margini di miglioramento che un giocatore dalle caratteristiche ben note. Questo è un ragionamento che il tifoso del Toro applica spesso e che si può facilmente condividere. E se le carte d’identità possono dare adito a delle perplessità (specie quando particolarmente ingiallite, come quella di un Corini), ricordiamo che il metro più giusto rimane comunque quello di guardare il campo; non ogni ragazzo è grintoso e voglioso come si potrebbe pensare, mentre tutti sono stati concordi nel lodare l’inizio di stagione del 34enne Amoruso per impegno, classe e corsa, dicendo di lui che “ha lo spirito di un ragazzino”. Il tifoso, specie quello del Toro, guardi per prima cosa proprio quello: lo spirito. Poi, il campo; poi, i documenti.
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